La fuga di Pompeo (Versione di latino Cesare)

La fuga di Pompeo
Autore: Cesare

"La fuga di Pompeo" di cesare, pag. 358, testo 13, (Limina2)
In castris Pompei videre licuit trichilas stratas, magnum argenti pondus expositum, recentibus caespitibus tabernacula constrata, Lucii etiam Lentuli et nonnullorum tabernacula protecta edera, multaque praeterea, quae nimiam luxuriam et victoriae fiduciam designarent, ut facile existimari posset nihil eos de eventu eius diei timuisse, qui non necessarias conquirerent voluptates. At hi miserrimo ac patientissimo exercitu Caesaris luxuriem obiciebant, cui semper omnia ad necessarium usum defuissent. Pompeius, iam cum intra vallum nostri versarentur, equum nactus decractis insignibus imperatoris decumana, porta se ex castris eiecit protinusque equo citato Larissam contendit. Neque ibi constitit, sed eadem celeritate paucos suos ex fuga nactus, nocturno itinere non intermisso, comitatu equitum triginta ad mare pervenit navemque frumentarium conscedit, saepe, ut dicebatur, querens tantum se opinionem fefellisse, ut, a quo genere hominum victoriam sperasset, ab eo initio fugae facto paene proditus videretur.


Traduzione:
Nell'accampamento di Pompeo fu possibile vedere pergolati coperti di foglie, una gran quantità di argenteria stesa in bella mostra, tende col pavimento coperto di zolle fresche, inoltre le tende di Lucio Lentulo e di taluni coperte di edera, e oltre a ciò molte, che denotavano l'eccessivo lusso e la sicurezza della vittoria, così che facilmente si poteva dedurre che essi non temevano nulla sugli eventi di quella giornata, dato che ricercavano non gli indispensabili piaceri. Eppure costoro rinfacciavano il lusso all'esercito di Cesare, poverissimo e abituato a ogni privazione, mentre a questo erano sempre mancate le cose di più immediata necessità.
Pompeo, quando ormai i nostri si trovavano dentro il vallo, trovato per caso un cavallo, toltesi le insegne di generale si precipitò fuori dell'accampamento per la porta posteriore e direttamente a spron battuto si diresse a Larissa.

Ed ivi non si fermò, ma con la medesima velocità, trovati i suoi fuggitivi anch'essi, senza fermarsi mai, neanche di notte, accompagnato da trenta cavalieri, giunse al mare e si imbarcò su di una nave mercantile, spesso, come si diceva, lamentandosi di essere stato ingannato, così da ritenere di essere stato quasi tradito da quella classe di persone da cui aveva sperato un aiuto determinante per la vittoria, in quanto erano state proprio loro a dar avvio alla fuga.

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