Un sanguinoso agguato (Versione di latino Cesare)

Un sanguinoso agguato - versione latino Cesare
traduzione dal libro: Nuovo Comprendere e Tradurre vol. 2 pag. 175

Caesar, cum animadverteret hostes multos iam dies in castris, palude et loci natura munitis, manere neque putaret eorum castra capi posse...


Cesare, accorgendosi che ormai i nemici sarebbero rimasti per molti giorni nell'accampamento, essendo state rese praticabili la palude del luogo, non reputasse che il loro accampamento potesse essere preso senza pericolosa battaglia nè che il luogo potesse essere bloccato dalle fortificazioni se non da un numeroso esercito, mandò una lettera al luogotenente Trebonio affinchè chiamasse velocemente una legione, che era nei quartieri d'inverno con il luogotenente T. Festo nei territori dei biturigi, e così venisse presso di lui a marce forzate con tre legioni. Ed intanto egli ordinò che i cavalieri dei Remi chiamati dalla loro città all'accampamento dei Romani, fossero mandati in aiuto ai soldati Romani nei foraggiamenti affinchè sostenessero subito le incursioni nemiche. Mentre accadeva ciò ogni giorno ed essendo già diminuita la diligenza attraverso l'abitudine, i nemici, conoscendo le posizioni dei cavalieri remi, prepararono delle trappole nei luoghi boschivi. Infatti, per primo, i Remi sono attirati da pochi cavalieri verso i boschi, dopo, circondati ovunque dai fanti, sono tutti annientati eccetto pochi, che si rifugiano nell'accampamento.

Traduzione libera
Cesare, visto che ormai da molti giorni il nemico si teneva nell'accampamento, difeso dalla palude e dalla conformazione naturale della zona, si era anche reso conto che non poteva né espugnare il loro campo senza un combattimento pericoloso, né circondarlo con opere d'assedio, a meno dell'impiego di truppe più numerose. Allora manda una lettera a Trebonio, ordinandogli di richiamare quanto prima la 13ma legione (che aspettava nelle terre dei Biturigi con il legato T. Sestio) e di raggiungerlo con le tre legioni a a tappe forzate. Intanto, ai cavalieri dei Remi, dei Lingoni e degli altri popoli, che aveva richiesto in gran numero, dà il compito di scortare a turno i nostri in cerca di foraggio, per proteggerli da improvvisi attacchi dei nemici. Si procedeva ogni giorno in questo modo e come spesso accade quando si compiono azioni ripetitive, conosciute le stazioni dei cavalieri dei remi, prepararono insidie nei boschi. Per prima cosa infatti i Remi vennero circondati nei boschi dai nemici, poi circondati da ogni parte dai fanti, morirono pochi eccetto alcuni che si rifugiarono nell'accampamento.

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