Che cos'è l'anima secondo Platone e Aristotele (Versione Cicerone)

Che cos'è l'anima secondo Platone e Aristotele
Autore: Cicerone

Plato triplicem finxit animum, cuius principatum, id est rationem, in capite sicut in arce posuit, et duas partes parere voluit, iram et cupiditatem, quas locis disclusit: iram in pectore, cupiditatem supter praecordia locavit.


Dicaearchus autem in eo sermone, quem Corinthi habitum tribus libris exponit, doctorum hominum disputantium primo libro multos loquentes facit; duobus Pherecratem quendam Phthiotam senem, quem ait a Deucalione ortum, disserentem inducit nihil esse omnino animum, et hoc esse nomen totum inane, frustraque animalia et animantis appellari, neque in homine inesse animum vel animam nec in bestia, vimque omnem eam, qua vel agamus quid vel sentiamus, in omnibus corporibus vivis aequabiliter esse fusam nec separabilem a corpore esse, quippe quae nulla sit, nec sit quicquam nisi corpus unum et simplex, ita figuratum ut temperatione naturae vigeat et sentiat.


Aristoteles, longe omnibus Platonem semper excipio praestans et ingenio et diligentia, cum quattuor nota illa genera principiorum esset complexus, e quibus omnia orerentur, quintam quandam naturam censet esse, e qua sit mens.

Platone immaginò l'anima divisa in tre parti: la parte principale, cioè la ragione, la pose nel capo, quasi a occupare il posto di preminenza, e subordinate ad essa concepì le altre due, quella dell'ira e quella del desiderio, che collocò al loro posto: l'ira nel petto, e il desiderio al disotto dei precordi. Dicearco, riportando in tre libri una conferenza tenuta a Corinto, introduce come personaggi del primo parecchi sapienti in discussione tra loro; negli altri due affida a Ferecrate, un vecchio di Ftia che egli dice discendente di Deucalione, la tesi che segue.

L'anima non esiste, è un nome assolutamente privo di significato; parlare di animali e di esseri animati non vuol dir niente, né esiste, nell'uomo come nelle bestie, anima o soffio vitale che sia: quella forza che ci permette di agire e di provare sensazioni è ugualmente diffusa in tutti i corpi viventi, e non è nient'altro che il corpo, il quale è uno, semplice, e conformato in modo da avere vigore e sensibilità per la sua naturale organizzazione.

Aristotele, che è di gran lunga superiore a tutti gli altri, sempre eccettuato Platone, per genio e per accuratezza di ricerca, pure ammettendo i quattro famosi elementi da cui tutte le cose derivano, ritiene che esista una quinta
essenza di cui è fatta l'anima.

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