Cicerone chiede sostegno materiale e spirituale all'amico Attico - versione latino Maiorum lingua

Cicerone chiede sostegno materiale e spirituale all'amico Attico versione latino Cicerone Maiorum lingua

Tu me, ut facis, opera, Consilio, grattia iuva. Consolari iam desine, obiurgare vero noli; quod cum facis, ut ego tuum amorem et dolorem...

Infatti quanto al fatto che mi rimproveri tanto spesso e con tanta forza e dici che io sono di animo debole, ti chiedo, quale male c'è mai, che non sia presente nella mia sventura? Qualcuno è mai forse decaduto da una condizione di rispetto (onorevole), per una così buona causa, nonostante così grandi capacità di comprensione, di consiglio, di favore, così grandi difese di tutti gli uomini onesti?

Potrei dimenticarmi chi (come) sono stato? potrei non percepire chi (come) io sia (come mi trovi), di quale onore, di quale gloria, di quali figli, di quali beni, di quale fratello sia privo ? Tralascio altri fatti insopportabili: infatti ne sono impedito dal dolore. Devo essere accusato perché mi affliggo o per che non ho difeso la mia condizione? Ti ho scritto queste cose perché tu mi risollevassi- cosa che fai - piuttosto che perché mi ritenessi degno di punizione o castigo.

Ti scrivo molte meno cose, perché ne sono impedito dall'afflizione; tu, come hai fatto finora, scrivimi su quanti più argomenti possibile, affinché io non ignori nulla.

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