Cicerone giustifica la propria difesa di Rabirio (Versione cicerone)

Cicerone giustifica la propria difesa di Rabirio
versone di latino di Cicerone

Etsi Quirites, non est meae consuetudinis initio dicendi rationem reddere qua de causa quemque defendam, propterea quod cum omnibus civibus...

Traduzione

O Romani, benché non sia mia abitudine, all'inizio di un discorso, giustificare le motivazioni per le quali intraprendo la difesa di un imputato qualsiasi - dato che ho sempre ritenuto [duxi] che causa sufficiente per una difesa di qualsivoglia cittadino fosse trarlo fuori dal pericolo - ciononostante, in questa difesa - (nella fattispecie) della vita [capitis], dell'onore e dell'intera fortuna di C. Rabirio - mi sembra opportuno esporre la ragione che me la rende doverosa; ciò perché tale ragione, che ho ritenuto fondatissima e che mi ha spinto ad assumere questa difesa, deve apparire tale anche a voi, (e deve spingervi quindi) ad assolverlo.
Da una parte [cum… in correlazione col "tum" successivo], l'inveterata conoscenza (che mi lega a costui), la dignità dell'uomo, l'impulso dell'humanitas, nonché la mia tipica condotta di vita mi hanno (certo)

spinto ad assumermi la difesa di C. Rabirio; dall'altra, invece, la salvezza dello Stato, il mio dovere di console - ovvero, il fatto che da voi mi sia stato affidato l'onore consolare unitamente alla tutela dello Stato, mi impone di assumere suddetta difesa col mio più grande impegno.
Questo perché, o Romani, non una colpa effettiva, non un (gratuito) accanimento contro la (sua) vita, né del resto il sussistere di un inveterato, fondato e grave odio dei cittadini (nei suoi confronti) hanno esposto C. Rabirio al pericolo di vita;

piuttosto, si è preso di mira [temptata est] l'anzianità, la debolezza, l'isolamento di un singolo individuo come pretesto per sovvertire l'ordine delle cose: ovvero, affinché lo Stato fosse privato di quel sommo sostegno di grandezza e di autorevolezza, che abbiamo ereditato dai nostri antenati, di modo che, d'ora in poi, non sussistesse alcuna autorità del senato, alcun potere consolare, alcun consenso tra i cittadini onesti in grado di resistere alla peste rovinosa che s'accanisce contro lo Stato.

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