Cicerone scrive ad Attico e non risparmia critiche a Pompeo (Versione latino)
Cicerone scrive ad Attico e non risparmia
critiche a Pompeo Versione latino Cicerone
Quod me magno animi motu perturbatum putas, sum equidem, sed non tam magno quam tibi fortasse videor....
Quanto al fatto che tu mi ritieni turbato da una grande agitazione d'animo, lo sono veramente, ma non tanto quanto forse ti sembro.
Ogni preoccupazione infatti se ne va, dal momento che a me non è possibile far nulla. Ma, almeno, è lecito lamentarsi. Perciò trascorro tutto il tempo considerando quanta sia la virtù di quel principe, che ho descritto nei miei libri sullo stato, come anche tu lo giudichi.
Infatti nel quinto libro così parla Scipione: «Come un timoniere deve proporsi un corso della nave ben regolato, un medico la salute, un generale la vittoria, così un reggitore dello stato deve proporsi una vita felice dei cittadini. » Ciò Gneo Pompeo, come mai prima, così anche in questo caso non l'ha tenuto presente. Egli, come Cesare, cerca soltanto il potere, non perché la città sia felice e virtuosa, ma per poter sconvolgere tutte le terre e i mari, provocare i re stranieri, arruolare grandissimi eserciti.
Nessuno dei due si preoccupa che noi possiamo essere felici: ambedue vogliono solo regnare.
Le versioni del tuo libro senza doverle cercare?