Con Pompeo in Oriente (VERSIONE latino Cicerone)

Con Pompeo in Oriente
Autore: Cicerone

Omnes molestias et sollicitudines, quibus et te miserrimam habui et, id quod mihi molestissimum est, Tulliolam, quae nobis nostra vita dulcior est, deposui et eieci;

quid causae autem fuerit, postridie intellexi, quam a vobis discessi: xolØn êxraton noctu eieci; statim ita sum levatus, ut mihi deus aliquis medicinam fecisse videatur, cui quidem tu deo, quemadmodum soles, pie et caste satisfacies, id est Apollini et Aesculapio. Navem spero nos valde bonam habere; in eam simulatque conscendi, haec scripsi. Deinde conscribam ad nostros familiares multas epistulas, quibus te et Tulliolam nostram diligentissime commendabo. Cohortarer vos, quo animo fortiore essetis, nisi vos fortiores cognossem quam quemquam virum. Et tamen eiusmodi spero negotia esse, ut et vos istic commodissime sperem esse et me aliquando cum similibus nostri rem publicam defensuros. Tu primum valetudinem tuam velim cures; deinde, si tibi videbitur, villis iis utare, quae longissime aberunt a militibus. Fundo Arpinati bene poteris uti cum familia urbana, si annona carior fuerit. Cicero bellissimus tibi salutem plurimam dicit. Etiam atque etiam vale.


Tutte le ansie e i fastidi che per colpa mia avevano gettato in preda alla disperazione sia te (e questa è la cosa che più mi angoscia) sia Tulliola, che mi è più dolce della stessa mia vita, sono svanite ed eliminate.

Quale ne fosse il motivo l'ho capito il giorno dopo che vi avevo lasciate: durante la notte ho eliminato bile allo stato puro. Mi sono sentito immediatamente così sollevato da credere veramente a un intervento risanatore di qualche divinità. A queste potenze celesti — Apollo ed Esculapio — rivolgi le tue preghiere di ringraziamento, con la pietà e la devozione che
ti distinguono. Spero di avere una nave eccellente: ho scritto queste cose subito dopo essere salito a bordo. Poi provvederò a un gran numero di altre lettere per i miei amici più intimi allo scopo di raccomandare loro, con tutta la premura che potrò, te e la Tulliola nostra. Vi spronerei ad avere più coraggio, se non avessi fatto esperienza che siete più coraggiose di qualunque uomo. E tuttavia spero che le cose si mettano in modo tale da farmi augurare per voi, là dove siete, un periodo di calma e per me una buona volta la possibilità di difendere la repubblica insieme con gente del mio stesso stampo.

Ti scongiuro innanzi tutto di badare alla tua salute; poi, se lo crederai opportuno, di utilizzare — fra le ville a disposizione — quelle che si trovino ad essere più lontane da mo vimenti di truppe. La campagna di Arpino potrà tornarti utilissima (anche portandoti appresso i servi di città) se ci dovesse essere un
rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari. Il nostro giovane Cicerone, che è sempre più bello, ti manda tantissimi saluti. Vi abbraccio ancora una volta.

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