De Finibus libro 1 capitolo 11 - Versione di latino di Cicerone

De Finibus libro 1 capitolo 11 Versione di latino di Cicerone

At etiam Athenis, ut e patre audiebam facete et urbane Stoicos irridente, statua est in Ceramico Chrysippi sedentis porrecta manu, quae...

Ma anche ad Atene, come ascoltavo da mio padre che derideva scherzosamente e garbatamente gli Stoici, ce nel ceramico una statua di Crisippo, seduto con una mano protesa, e quella mano significa che lui si è dilettato con questa domanduccia:

"Che cosa mai la tua mano così atteggiata, come è atteggiata ora, desidera?". "Proprio niente". "Ma se il piacere fosse un bene lo desiderebbe". Cosi credo. "Dunque il piacere non è un bene". Diceva mio padre che se potesse parlare nemmeno la statua direbbe questo.

Fu concluso infatti abbastanza sottilmente contro i Cirenaici, niente affatto contro Epicuro. Infatti se il piacere fosse quello solo che stuzzica, per così dire, i sensi, la mano né alcuna altra parte potrebbe essere paga della sola assenza del dolore senza il gradevole movimento del piacere. Ma se il sommo piacere è, come piace a Epicuro, non avere alcun dolore,per prima cosa questo a te giustamente, Crisippo, fu concesso, che la mano non desidera nulla, essendo stata così atteggiata, in secondo luogo non giustamente che, se il piacere fosse un bene, essa lo desidererebbe. Infatti non lo desidererebbe poiché ciò che è privo di dolore è nel piacere

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