Desiderio di gloria e avidità di ricchezze (VERSIONE latino cicerone)

Desiderio di gloria e avidità di ricchezze
Autore: Cicerone
Latina Lectio n° 82 pagina 176

Ex vobis quaero num qui hanc rem publicam, tam praeclare fundatam, nobis reliquerunt, ullam cogitationem habuisse videantur aut argenti ad avaritiam, aut amoenitatum ad delectationem, aut supellectilis ad delicias, aut epularum ad voluptates.

Haec omnia ponite ante oculos. Quibus escenderit in caelum Romulus considerate. Iisne, quae homines bona appellant, an praeclaris rebus gestis et virtutibus ? Quid ? Minime incertum est utrum diis immortalibus magis grate fuerint Numae Pompilii capedines ac fictiles urnae an filicatae nostrae paterae. Brutum eiusque socios si quis interroget qua voluntate moti sint in patria liberanda, nullam voluptatis, nullam divitiarum cupiditatem nihil denique praeter officium fortis et magni viri inveniet in eorum proposito. Quae res impulerit Scaevolam ad necem Porsenae consideremus; quae vis contra omnes hostium copias Coclitem tenuerit in ponte solum.

Hi omnes videntur nihil cogitasse in vita sibi expetendum nisi quod laudabile esset et praeclarum.

Chiedo a voi se quelli che ci hanno lasciato questa repubblica, costituita in maniera così egregia, sembrino aver avuto alcun pensiero rivolto all’avidità di argento, al diletto dei luoghi ameni, o al lusso dell’arredo, ai piaceri della tavola. Ponete tutte queste cose davanti ai vostri occhi. Considerate bene per quali meriti Romolo sia stato assunto in cielo. Per quelle cose che gli uomini chiamano beni o per illustri imprese compiute e virtù? E dunque? Non è assolutamente incerto se furono maggiormente gradite agli dei immortali i vasi per sacrifici e le urne di terracotta di Numa Pompilio o le nostre patere ornate di fregi simili a felci.

Se qualcuno domandasse a Bruto e ai suoi compagni da che intento furono spinti a liberare la patria, non troverà nelle loro intenzioni alcun desiderio di piacere, alcuna cupidigia di ricchezze, niente insomma tranne il dovere di un uomo coraggioso e grande. Consideriamo quale cosa abbia spinto Scevola ad uccidere Porsenna; quale forza abbia tenuto Coclite da solo sul ponte contro tutte le truppe nemiche. Sembra che tutti questi pensassero che niente nella vita si debba cercare niente se non ciò che sia lodevole e nobile.

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