Distinzione tra cittadini onesti e cittadini disonesti (VERSIONE Cicerone)

Distinzione tra cittadini onesti e cittadini disonesti
Autore: Cicerone

Si duo sint, quorum alter optimus vir aequissimus, summa iustitia, singulari fide, alter insigni scelere et audacia, et si in eo sit errore civitas, ut bonum illum virum sceleratum, facinerosum, nefarium putet, contra autem qui sit inprobissimus existimet esse summa probitate ac fide, proque hac opinione omnium civium bonus ille vir vexetur, rapiatur, manus ei denique auferantur, effodiantur oculi, damnetur, vinciatur, uratur, exterminetur, egeat, postremo iure etiam optimo omnibus miserrimus esse videatur, contra autem ille improbus laudetur, colatur, ab omnibus diligatur, omnes ad eum honores, omnia imperia, omnes opes omnes undique copiae conferantur, vir denique optimus omnium existimatione et dignissimus omni fortuna optima iudicetur: quis tandem erit tam demens qui dubitet utrum se esse malit?
Quod in singulis, idem est in populis: nulla est tam stulta civitas, quae non iniuste imperare malit quam servire iuste. nec vero longius abibo: consul ego quaesivi, cum vos mihi essetis in consilio, de Numantino foedere. quis ignorabat Q. Pompeium fecisse foedus, eadem in causa esse Mancinum? alter vir optimus etiam suasit rogationem me ex senatus consulto ferente, alter acerrime se defendit. si pudor quaeritur, si probitas, si fides, Mancinus haec attulit, si ratio, consilium, prudentia, Pompeius antistat.

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se ci fossero due uomini di cui uno fosse un perfetto galantuomo e di una scrupolosa equità, di una singolare fede e l'altro invece una matricolata e audacissima canaglia, e se tutto il popolo si fosse pervertito al punto da considerare il galantuomo invece, la canaglia, come un fiore d'onestà e di fede e, agendo in conseguenza, l'uomo buono fosse perseguitato e imprigionato dai concittadini, e gli si tagliassero le piani, gli si strappassero gli occhi e lo si condannasse e lo si legasse e lo si torturasse e lo si lasciasse morir di fame e sembrasse agli occhi di tutti giustamente punito da tante miserie, mentre, dal lato opposto, la canaglia fosse lodata e onorata e corteggiata e che tutti le recassero a gara onori e comandi e ricchezze e ogni ben di Dio, come se fosse l'uomo più degno di stima e di fortuna che mai si fosse visto su questa terra, chi, ditemi voi, chi sarebbe così pazzo da esitare un minuto nello scegliere tra la sorte dell'uno e la sorte dell'altro?


Quel ch'é dei singoli, é dei popoli. Non c'é alcuna nazione che sia così stolta da non preferire un ingiusto impero ad una giusta servitù. Non andrò troppo lontano a cercare esempi; io stesso, quand'ero console, chiamai, da voi stesso consigliato, il popolo a pronunciarsi sul trattato di Numanzia. Chi non sapeva che Q. Pompeo avesse fatto questo trattato e che Mancino si fosse impegnato anche lui? Questi, perfetto galantuomo, appoggiò la proposta ch'io presentavo al popolo con un senato-consulto, e l'altro invece, Pompeo, s'oppose nel modo più violento. Se si domanda da che parte fosse il pudore, la probità e la fede, esse erano indubbiamente dalla parte di Mancino: ma se si cercano invece la prudenza, l'abilità e il calcolo, Pompeo era indubbiamente superiore.

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