Gli Optimates - (Versione Cicerone da LATINA LECTIO)

Gli Optimates
versione latino Cicerone libro latina lectio
versione n. 1 dal libro latina lectio

Duo genera semper in hac civitate fuerunt eorum qui versari in re publica atque in ea se excellentius gerere studuerunt; (il testo latino continua è omesso ma la traduzione è tutta)

versione n. 2 (diversa da altro libro)

Duo genera semper in hac civitate fuerunt eorum qui versari in re publica atque in ea se excellentius gerere studuerunt; quibus ex generibus alteri se popularis, alteri optimates et haberi et esse voluerunt....

traduzione versione n. 1 dal libro latina lectio
Duo genera semper in hac civitate fuerunt eorum qui versari in re publica atque in ea se excellentius gerere studuerunt;

In questa città vi sono sempre stati due generi di partiti (lett: uomini) che hanno deciso di dedicarsi alla vita politica (lett: allo stato) e in essa emergere.

Di essi alcuni hanno voluto essere ottimati, altri popolari: coloro che, le cose che facevano e dicevano, volevano fossero gradite alla moltitudine, erano chiamati popolari; coloro che invece si comportavano in modo che gli ottimi cittadini approvassero le loro decisioni, erano chiamati ottimati.

Gli ottimati sono capi del senato, sono uomini dei più grandi ordini, sono Romani municipali (dei municipi) e rustici (delle campagne), sono coloro che gestiscono gli affari, sono anche liberti. L'intero numero (genere) di essi può essere sintetizzato definito in poche parole (lett: in breve): sono ottimati tutti coloro che non sono malfattori né malvagi per natura né furiosi: sono infatti cittadini integri e assennati e bene adatti alle cose domestiche.

Nel governo dello Stato questo è il loro proposito, eccellente e soprattutto desiderabile: perseguire la tranquillità con prestigio.

versione n. 2 (diversa da altro libro)

In questa città ci sono state sempre due classi di coloro che hanno aspirato a prendere parte alla vita politica e occupare al suo interno una posizione elevata (comportarsi in essa in modo da emergere); degli appartenenti a queste classi alcuni vollero esser considerati, ma anche essere amici del popoloi, altri aristocratici.

Coloro i quali volevano che risultasse gradito alla moltitudine ciò che dicevano e facevano, erano i populares; quelli che invece si comportavano in modo tale che le loro proposte fossero gradite a tutti i più nobili, erano definiti optimates. In chi s’identifica, dunque, questo “tutti i più nobili”? Quanto al numero, se lo chiedete, innumerevoli. Ottimati sono i più importanti senatori, coloro che ne seguono il partito, gli uomini delle classi più alte, ai quali è accessibile la curia, i Romani dei municipi e delle campagne, quelli che esercitano un’attività, anche i figli dei liberti.

Come ho detto, la consistenza di questa classe sociale è diffusa in ampiezza e varietà; ma il ceto nella sua interezza, per evitare equivoci, può essere circoscritto e definito in breve. Sono ottimati tutti quelli che non si macchiano di colpe e non sono per natura né disonesti, né temerari, né imbrigliati in questioni familiari, quelli che sono onesti, ragionevoli e con una situazione familiare ben stabilizzata. Quelli - i cittadini più noti e importanti e i capi della città - che si mettono al servizio della loro volontà, dei loro interessi e delle loro opinioni nel governare lo stato sono considerati difensori degli ottimati ed essi stessi ottimati e cittadini tra i più illustri e autorità all’interno della popolazione. Qual è dunque lo scopo che questi amministratori dello Stato devono tenere davanti agli occhi e verso il quale indirizzare il loro operato?

Quello che è il migliore e il più desiderabile per tutti i cittadini assennati, onesti e agiati: la tranquillità accompagnata dal prestigio. Tutti quelli che abbracciano questo programma sono ottimati, mentre coloro che lo attuano sono, a giudizio di tutti, gli uomini più influenti, le vere colonne dello Stato. Né infatti gli uomini devono lasciarsi trascinare dall'onore di governare lo Stato fino al punto di compromettere la tranquillità né avere per la tranquillità un attaccamento tale che escluda il prestigio.

Qui trovi quella del libro Latina Arbor

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