Grande è il potere della virtù (Versione di Cicerone)

Grande è il potere della virtù
versione latino Cicerone

Pythagoras mihi si diceret aut Socrates aut Plato: 'Quid iaces aut quid maeres aut cur succumbis cedisque fortunae?...

Mettiamo che venga Pitagora, oppure Socrate, o Platone a farmi questo discorso: " che cos'è questo tuo abbattimento, questa tristezza?

perché ti lasci sopraffare dall'avversa sorte? Ti avrà potuto stimolare, ti avrà potuto pungere, va bene: certo però non sarà riuscita a spegnere la tua energia. Grande è il potere delle virtù; e tu, se dormono, le devi svegliare. Verrà subito in tuo aiuto, prima di tutte le altre, il coraggio, e ti darà tanta forza d'animo da permetterti di guardare con disprezzo e con noncuranza tutti i casi possibili della vita. Verrà in tuo aiuto la temperanza, che è come dire la modera-(quella moderazione che io prima ho chiamata frugalitas), che non permetterà mai che tu compia azioni lodi )indegne e vili - e un uomo, effeminato è quanto di più Indegno e di più vile ci possa essere. Neanche la giustizia II lascerà compiere azioni di questo tipo, per quanto possa parere che con questo tema essa non abbia quasi nulla a che fare;

e ti dirà che sei ingiusto due volte, ". perché desideri la roba d'altri - tu che, nato mortale, vuoi salire alla condizione degli immortali - e perché f ti dispiace di aver dovuto restituire quello che ti eradato soltanto in prestito. E che cosa risponderai. .Ila prudenza, quand'essa ti dirà che la virtù, come basta a garantire l'onestà della vita, basta anche a dare la felicità? Se lei, la prudenza, fosse legata alle cose di fuori e dipendesse da loro, se non trovasse in sé il suo principio e la sua fine, se non si limitasse ad abbracciare gli elementi che la compongono senza cercare nulla altrove, io non capisco perché dovrebbe essere tanto esaltata a parole e tanto appassionatamente ricercata". Se sono questi qui i beni a cui tu mi richiami, Epicuro, io t'obbedisco, ti seguo, ti prendo come guida, mi dimentico anche dei miei mali, come tu pretendi - e questo tanto più facilmente perché io mali non li considero neanche.

Ma tu vuoi farmi orientare il pensiero sui piaceri. Quali sono, questi piaceri? Quelli del corpo, immagino, o quelli che producono, sempre ad uso del corpo, il ricordo o la speranza. Questo è tutto, no? Lo interpreto giustamente, il tuo pensiero? Perché i suoi seguaci sostengono sempre che noi quello che dice Epicuro non riusciamo a capirlo.

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