La difficile arte dell'oratoria - Littera Litterae VERSIONE Cicerone

La difficile arte dell'oratoria versione latino
Cicerone Libro Littera Litterae (2C)
Pagina 372 Numero 9

Vere mihi hoc videor esse dicturus, ex omnibus iis, qui in harum artium liberalissimis studiis sint doctrinisque versati, minimam copiam poetarum egregiorum exstitisse....

In verità mi sembra che io voglia affermare questo, che tra tutti quelli che si sono dedicati negli studi e nelle discipline liberali di queste arti, sia esistita una trascurabile quantità di poeti validi.

Inoltre in questo stesso numero, nel quale molto di rado vien fuori qualcuno straordinario, se vorrai scrupolosamente comparare la quantità sia dei nostri sia dei Greci, si troveranno tuttavia di gran lunga meno oratori che buoni poeti. Cosa che deve anche sembrare più sorprendente, poiché le applicazioni di quasi tutte le altre arti sono derivate da fonti sconosciute e remote, mentre ogni aspetto dell’eloquenza (omnis ratio dicendi), è posto per così dire in mezzo all’uso comune (posita in quodam medio usu communi)

ed è trattato nel costume e nei discorsi degli uomini (atque versatur in more et sermone hominum), così che in tutte le altre (arti) eccelle soprattutto ciò che sia molto distante dall'intelligenza degli inesperti e lontano dal sentire, mentre nell’oratoria il vizio particolarmente grande (vel maximum)

è quello di essere alieno (abhorrere) dal comune modo di parlare (a vulgari genere orationis) e dalla normale consuetudine del sentire comune (a consuetudine sensus communis).

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