Le due fonti della divinazione

Populus Romanus quam multa genera divinationis complexus est! Principio huius urbis parens Romulus non solum auspicato urbem condidisse, sed ipse etiam optumus augur fuisse traditur....

Quanti generi di divinazione abbracciò il popolo romano! Si tramanda che in principio Romolo, padre di questa città, non solo avesse fondato la città con buoni auspici, ma anche che lui stesso fosse un ottimo augure.

Dopo di lui, gli altri re consultarono sempre gli àuguri; e dopo la cacciata dei re nessuna decisione riguardante lo Stato, in pace come in guerra, veniva presa senza essere prima ricorsi agli auspicii. E siccome credevano che la scienza degli arùspici avesse grande forza sia nel cercar di ottenere buoni eventi e nel ricevere buoni consigli, sia nell'interpretare i prodìgi e nell'allontanare con espiazioni la loro forza malefica, attingevano tutta questa dottrina dall'Etruria, perché nessun genere di divinazione venisse trascurato E poiché le anime umane, quando non le governano la ragione e il sapere, sono eccitate spontaneamente in due momenti particolari, cioè negli accessi di follìa e nei sogni, i nostri antenati, ritenendo che la capacità divinatoria che si manifesta nella follìa fosse interpretata soprattutto nei versi sibillini, vollero un collegio di dieci interpreti di tali libri, scelti fra i cittadini.

Da questo genere di divinazione, credettero spesso di dover dare ascolto anche alle profezie annunciate ad alta voce in stato di esaltazione dagl'indovini e dai vati Ma il Senato, non trascurò i sogni, se per la loro importanza sembravano necessari a prendere decisioni riguardanti lo Stato

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