Le virtù dell'uomo di stato - Sermo et Humanitas, Nuovo comprendere e tradurre Cicerone versione latino

Le virtù dell'uomo di stato versione latino Cicerone
libro (Nuovo comprendere e tradurre vol. 4 n. 3 pag. 87)

Nullum est dubium quin civitates, optime constitutae legibus et moribus, ad amplissima munera rei publicae sint promoturae eos viros, qui...

Traduzione libro nuovo comprendere e tradurre

Non vi è alcun dubbio che le città, assai bene organizzate da leggi e costumi, promuoveranno alle più alte cariche dello stato quegli uomini, che si distinguono fra tutti per saggezza, prudenza, coraggio, virtù senza le quali nessuno stato può essere amministrato.

Una città è infatti come il corpo di un uomo, se nella testa del quale non vi si trova senno, nessuno può dubitare che accadrà che la ragione, che sola dirige tutte le nostre parole o azioni ai fini desiderati, mai riconoscerà chiaramente di agire o non agire giustamente.

Assai strettamente associata a questa è la prudenza, che può essere e definita e stimata l'arte del vivere. La stessa consta della conoscenza delle cose buone e cattive, che grandissima deve essere in coloro che sono a capo dello stato, affinché ai cittadini venga indicata la strada, per mezzo della quale essi possano cercare di raggiungere quelle cose che sono connesse con l'utilità pubblica di tutti i cittadini, possano schivare quelle cose che sembra danneggeranno l'incolumità di tutta la città.

Se chiedi che mai produrrà il coraggio, scoprirai che il coraggio è quel desiderio di grandi cose, per mezzo del quale per esempio le piccolissime città progrediscono ad una straordinaria abbondanza di grandi cose.

Versione dal libro Sermo et Humanitas

Nullum est dubium quin civitates, optime constitutae legibus et moribus, ad amplissima munera rei publicae sint promoturae eos viros qui...

Traduzione dal libro Sermo et Humanitas

Quanto poi al fatto che qualcuno ritiene la negligenza insicura ed esposta ai pericoli, a me pare tutto il contrario: è molto più soggetta ai pericoli la diligenza.

Non c'è nessuno infatti che tenda insidie contro la negligenza, perché si pensa che, anche senza agguati, sempre, dovunque e quando si voglia, sarà facile ingannare un uomo negligente: invece, contro le persone diligenti, circospette e fiduciose nei propri meriti si tendono truffe, trappole ed agguati, così, per lo più, la negligenza è protetta dal disprezzo e la diligenza è attaccata con scaltrezza.

Agli errori si è soliti concedere più pronta venia e si è grati di ciò che essa fa di bene senza che le costi nulla. In effetti riesce inaspettatamente quando un individuo, negligente sotto ogni aspetto, non abbia trascurato di fare bene a tempo opportuno. Certo, la famosa età dell'oro, se si presterà attenzione, si capirà che è stata l'età della negligenza, perché i campi non coltivati portavano frutti copiosi e fornivano senza bisogno di impegno agli uomini diligenti tutto ciò che era loro utile.

Per questi motivi si dice apertamente che la negligenza discende da una buona stirpe, gradita agli dei, accetta ai sapienti, partecipe delle virtù, maestra di indulgenza, sicura dalle insidie, gradita per ciò che fa di bene, degna di indulgenza negli errori e, da ultimo, aurea.

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