Tusculanae Disputationes 1 118 - 119 (Cicerone)

Nos vero, si quid tale acciderit, ut a deo denuntiatum videatur ut exeamus e vita, laeti et agentes gratias pareamus emittique nos e...

Noi, a dire il vero, se ci succederà qualcosa di tale da sembrare che sia stato preannunciato da un dio che usciamo dalla vita, ci conformiamo felici e riconoscenti e stabiliamo che noi siamo liberati da un carcere e sciolti dalle catene, per ritornare nella casa eterna e completamente nostra o per mancare di ogni sentimento e molestia. Se invece non sarà indicato nulla, siamo tuttavia di tale disposizione d'animo da considerare fortunato per noi quel giorno spaventoso per gli altri, e da non stimare tra i mali nulla che sia stato stabilito dagli dei immortali o dalla natura madre di tutti.

Infatti non siamo stati generati e creati in modo fortuito né per una combinazione, ma ci fu di sicuro una forza tale da provvedere al genere umano e non tale da generarlo o da allevarlo perché poi cadesse nel male eterno della morte, dopo aver tollerato tutte le fatiche. Consideriamola piuttosto come un porto preparato per noi e come un rifugio.

Volesse il cielo se fosse possibile entrarci a vele spiegate! Se invece saremo respinti da venti contrari, è inevitabile tuttavia che saremo riportati in quel medesimo luogo un po' più tardi. E ciò che è inevitabile per tutti, può essere doloroso per uno solo?

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