Occorre imitare gli uomini che hanno consolidato lo stato romano

Quis Carthaginiensium pluris fuit Hannibale Consilio, virtute, rebus gestis, qui unus cum tot imperatoribus nostris per tot annos de imperio et de gloria decertavit?...

Chi, tra i Cartaginesi, fu più grande di Annibale in fatto di accortezza, di valore, di imprese compiute, chi combatté da solo per così tanti anni, con così tanti nostri generali per l'egemonia e per la gloria?

I suoi concittadini espulsero costui dalla città: noi vediamo che, pur nemico, è stato celebrato dalla nostra letteratura e dal nostro ricordo. Per questo motivo, imitiamo i nostri Bruti, i Camilli, gli Aiala, i Deci, i Curii, i Fabrizi, i Massimi, gli Scipioni, i Lentuli, gli Emili, e gli incalcolabili altri che consolidarono questo Stato: ed io li colloco senz'altro nel gruppo e nel numero degli dèi immortali.

Amiamo la patria, ubbidiamo al senato, provvediamo agli uomini probi; non curiamoci dei profitti immediati, mettiamoci al servizio della gloria della posterità; convinciamoci che la cosa migliore è quella che sarà la più onesta; speriamo le cose che vogliamo, ma sopportiamo ciò che ci sarà toccato in sorte;

infine, pensiamo che il corpo degli uomini vigorosi e grandi è caduco, e che la gloria del valore è eterna; e non crediamo che coloro che, con le loro decisioni o le loro fatiche, accrebbero, oppure difesero, oppure salvarono questo Stato tanto grande, abbiano conseguito meno la gloria immortale.

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