SOMNIVM SCIPIONIS De gloria aeterna et animo immortali

Cicerone lingua latina per se illustrata
Quocirca, si reditum in hunc locum desperaveris in quo omnia sunt magnis et praestantibus viris, ...Ego somno solutus sum.

Il sogno di Sciopione, sulla gloria eterna e sull'immortalità dell'anima.
Perciò se tu dispererai di far ritorno in questo luogo nel quale illustri ed eccellenti uomini hanno tutte le cose, quanto grande è, infine, questa gloria degli uomini che appena può riguardare una piccola parte di un solo anno?

Se dunque tu vorrai guardare verso l'alto e considerare attentamente questa sede e dimora eterna, non ti affiderai alle parole del volgo, né riporrai la speranza delle tue sorti nelle ricompense degli uomini! È necessario che la virtù stessa con le sue lusinghe ti porti alla vera gloria. Cosa gli altri dicano di te, lo vedranno loro, ma comunque parleranno. Ma tutto quel parlare è racchiuso in quelle strettoie delle regioni che vedi, né mai è stato eterno per nessuno ed è cancellato dalla morte degli uomini e si estingue con la dimenticanza da parte dei posteri. Dopo che ebbe detto queste cose, " Ma - dico - o Africano, poiché per i benemeriti della patria quasi si apre la via all'ingresso del cielo, sebbene dall'infanzia io, sulle orme del percorso del padre e tue non sono venuto meno alla vostra gloria, ora tuttavia mi sforzerò con molta maggior cura, in vista di una ricompensa così grande!" E lui: " Tu certo devi sforzarti e tenere presente questo: non sei tu mortale, ma questo corpo. Infatti non sei ciò che questa figura manifesta, ma ciascuno è la sua stessa mente, non quella forma esteriore che si può indicare con un dito. Sappi dunque che tu sei un dio, se è vero che è un dio chi è pieno di vita, chi percepisce, chi ricorda, chi prevede, chi regge e regola e muove quel corpo al quale comanda tanto quanto quel re degli dei questo mondo.

E come quello stesso dio eterno muove il mondo in qualche modo mortale, così l'anima sempiterna muove il fragile corpo. Infatti ciò che si muove sempre è eterno; invece ciò che da il moto a qualcosa ed è lui stesso mosso da qualcos'altro, quando finisce il movimento, è necessario che abbia fine la vita. Quindi, solo chi muove se stesso, perché mai viene abbandonato da se stesso, non cessa neppure mai di essere mosso; che anzi per le altre cose che vengono mosse, questa è la fonte, questo è il principio del moto. Non vi è alcuna origine del principio; infatti dal principio nascono tute le cose, mentre lui stesso non può essere generato da alcun'altra cosa (infatti, non è principio quello che viene generato dall'esterno). Se esso non nasce mai, neanche mai muore. Infatti, il principio estinto non rinascerà lui stesso da altro né da sé creerà altra cosa, se è vero che tutte le cose devono nascere da un principio. Così avviene che il principio del movimento viene da ciò che è mosso da se stesso. Esso dunque non può né nascere né morire (oppure cadrà tutto il cielo e tutta la natura è necessario da una parte, che si fermi e dall'altra, che non ottenga alcuna forza per la quale venga mossa dall'impulso iniziale. Quando sia dunque evidente che è eterno ciò che è mosso da se stesso, chi è che negherà che alle anime è attribuita questa natura? Infatti è inanimato tutto ciò che è mosso da un impulso esterno; invece ciò che è un essere animato, esso è mosso da un moto interiore e suo proprio, infatti questa è la natura e la forza propria dell'anima.

E se essa è l'unica tra tutte le cose che muove se stessa, sicuramente non è nata ed è eterna. "Tu esercitala nelle attività migliori. Orbene, le occupazioni migliori riguardano lo star bene della patria, e l'anima stimolata ed esercitata ad esse volerà più velocemente in questa sua sede e sua dimora. E farà ciò più velocemente se già quando si troverà racchiusa nel corpo, si slancerà fuori e, contemplando le cose che saranno fuori, si allontanerà il più possibile dal corpo. E infatti gli animi di quelli che si sono dedicati ai piaceri del corpo e ad essi si offrirono come sacerdoti e, asserviti all'impulso delle libidini e delle voluttà hanno violato le leggi divine e umane, volteggiano staccati dai corpi intorno alla terra stessa e non ritornano in questo luogo se non dopo essere stati inquieti per molti secoli. " Egli se ne è andato. Io mi sono destato.

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