Attività antiromana di Annibale in esilio (Versione Latino)

Attività antiromana di Annibale in esilio
Autore: Cornelio Nepote

Hannibal postquam domo profugerat, L. Cornelio Q. Minucio consulibus, cum V navibus Africam accessit in finibus Cyrenaeorum si forte Carthaginienses ad bellum Antiochi spe fiduciaque inducere posset, cui iam persuaserat, ut eum exercitibus in Italiam proficisceretur.

Huc Magonem fratrem excivit. Id ubi Poeni resciverunt, Magonem eadem, qua fratrem, absentem affecerunt poena. Illi desperatis rebus cum solvissent naves ac vela ventis dedissent, Hannibal ad Antiochum pervenit. De Magonis interitu duplex memoria prodita est. Namque alii naufragio, alii a servolis ipsius interfectum eum scriptum reliquerunt. Antiochus autem, si tam in agendo bello consiliis eius parere voluisset, quam in suscipiendo instituerat, propius Tiberi quam Thermopylis de summa imperii dimicasset. Quem etsi multa stulte conari videbat, tamen nulla deseruit in re. Praefuit paucis, navibus, quas ex Syria iussus erat in Asiam ducere, hisque adversus Rhodiorum classem in Pamphylio mari conflixit.

Quo cum multitudine adversariorum sui superarentur, ipse, quo cornu rem gessit, fuit superior.
Annibale che era fuggito dalla patria, essendo consoli L. Cornelio e Q. Minucio, approdò con cinque navi in Africa nel territorio dei Cirenei, per tentare di indurre alla guerra i Cartaginesi facendo saldo affidamento su Antioco, che aveva già convinto a muovere con un esercito alla volta dell'Italia. Là fece venire il fratello Magone. Quando i Cartaginesi vennero a sapere ciò, inflissero a Magone assente, la stessa pena del fratello. Fallita l'operazione levarono le ancore e ripresero la navigazione: Annibale raggiunse Antioco. Sulla morte di Magone, è stata tramandata una duplice versione: alcuni lasciarono scritto che mori in un naufragio, altri che fu ucciso dai suoi stessi schiavi.

Ma Antioco, se nel condurre la guerra avesse voluto seguire i suoi consigli, così come s'era proposto nell'intraprenderla, avrebbe dovuto combattere per la supremazia più vicino al Tevere che alle Termopili. Egli vedeva che il re seguiva una strategia stolta, tuttavia rimase sempre al suo fianco. Fu a capo di poche navi, che gli era stato ordinato di condurre dalla Siria in Asia e con esse venne a battaglia contro la flotta dei Rodiesi nel mare di Panfilia. In essa i suoi furono superati dalla moltitudine degli avversari, ma nell'ala dove lui combatté, riuscì vincitore.

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