Eumene e Antigono pretendenti al trono macedone (versione Nepote)
Eumene e Antigono pretendenti al trono macedone
Autore: Cornelio Nepote Millenium es. 21
Eumenes autem, rei militares peritia, qua maxima fruebatur, ad Antigoni refrenandum impetum, tale capit consilium....
Eumene, poi con a perizia dell'arte militare usava questa grandissima cosa, prese una decisione per arrestare l’impeto di Antioco.
Inviò gli altri uomini ai piedi dei monti, chei erano esposti al percorso dei nemici, e li comandò in modo che all'inizio della notte facessero più fuochi possibili nella zona più estesa possibile e durante la seconda veglia di limitare questi (cioè i fuochi), durante la terza veglia di riaccenderne di molto piccoli, e, simulata l’usanza dell’accampamento e che è stato informato del loro arrivo; e così fecero la stessa cosa la notte seguente.
Coloro ai quali era stato comandato, diligentemente si occupano dell’ordine. Antigono, calata la notte, scorge i fuochi: crede che sia stato appreso il suo arrivo e che abbiano riunito le truppe avversarie. Cambia decisione, e non potendo assalire chi non se lo aspetta, devia il suo percorso prende la via tortuosa e più lunga al posto di quella comoda e lì aspetta per un giorno per far passare la stanchezza dei soldati e far riprendere le bestie da tiro, per combattere con truppe più fresche.
Così Eumene, con l’impiego di una scaltra decisione, l’astuto condottiero vinse e oppose la sua velocità e non ne ricavò un grande vantaggio. Infatti per l’invida dei comandanti, con i quali era, e per la slealtà dei veterani macedoni, essendo uscito superiore dalla battaglia, fu consegnato ad Antigono e come suo nemico delle imprese fu deposto.
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