La fine di Focione (Versione latino Nepote)

La fine di Focione
Autore: Cornelio Nepote

Hic ab Agnone accusatus, quod Piraeum Nicanori prodidisset, ex consilii sententia in custodiam coniectus, Athenas deductus est, ut ibi de eo legibus fieret iudicium.

Huc ut perventum est, cum propter aetatem pedibus iam non valeret vehiculoque portaretur, magni concursus sunt facti, cum alii, reminiscentes veteris famae, aetatis misererentur, plurimi vero ira exacuerentur propter proditionis suspicionem Piraei maximeque, quod adversus populi commoda in senectute steterat. Quare ne perorandi quidem ei data est facultas et dicendi causam. Inde iudicio legitimis quibusdam confectis damnatus, traditus est undecimviris, quibus ad supplicium more Atheniensium publice damnati tradi solent. Hic cum ad mortem duceretur, obvius ei fuit Euphiletus, quo familiariter fuerat usus. Is cum lacrimans dixisset `O quam indigna perpeteris, Phocion!' huic ille `At non inopinata' inquit: `hunc enim exitum plerique clari viri habuerunt Athenienses'. In hoc tantum feit odium multitudinis, ut nemo ausus sit eum liber sepelire.

Itaque a servis sepultus est.
Accusato da Agnone di tradimento per aver consegnato il Pireo a Nicanore, per sentenza del consiglio reale fu messo in stato di arresto e mandato ad Atene perché gli fosse fatto il processo legale. Quando si giunse in città, e Focione era portato su un carro perché a causa dell'età non poteva più reggersi sulle gambe, vi fu un grande accorrere di popolo: alcuni, memori dell'antica fama, avevano pietà dell'età, ma la stragrande maggioranza erano accesi d'ira per il sospetto del tradimento del Pireo e soprattutto perché nella vecchiaia si era schierato contro gli interessi del popolo. Perciò non gli fu neppure concessa la facoltà di portare a termine il suo discorso di difesa. Quindi condannato, fatte salve certe formalità giuridiche, dal tribunale, fu consegnato agli Undici, a cui secondo il costume degli Ateniesi si consegnano di solito, per essere giustiziati, i condannati pubblici.

E mentre costui veniva condotto a morte, gli si fece incontro il suo vecchio amico Eufileto. Avendogli quello detto piangendo: "Quale sorte indegna subisci, o Focione!", questi: "Ma non inaspettata", gli rispose. "Una fine come questa infatti l'hanno avuta la maggior parte degli uomini illustri di Atene". Tale fu l'odio della moltitudine nei suoi confronti, che nessun uomo libero osò portarlo alla sepoltura. Perciò fu seppellito da schiavi.

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-03-12 19:47:45 - flow version _RPTC_G1.3