Triste fine di Pausania (versione di latino Cornelio Nepote)

Triste fine di Pausania
versione latino e traduzione Cornelio Nepote

Pausanias Lacedaemonius magnam belli gloriam turpi morte maculavit. Pausaniae admodum illustre est proelium apud Plataeas, quia illo duce...

Lo spartano Pausani asporcò con la violenta morte la grande gloria della guerra. Di Pausania è assai famosa la battaglia presso Platea, poiché sotto il suo comando il grande esercito dei Persiani, con con un grande manipolo di Greci, fu sconfitto e messo in fuga.

Nel combattimento morì Mardonio, della stirpe del re, comandante coraggioso e pieno di virtù. Ma la vittoria gonfiò l'animo di Pausania con la superbia. Infatti dal bottino pose nel tempio di apollo a Delfi l'aureo tripode e incise nel tripode tali parole: "Pausania sconfisse presso Platea i selvaggi: quindi da il dono al dio della vittoria". Dopo il combattimento Pausania fu mandato con la flotta dei Greci nell'isola di Cipro e nell'Ellesponto, dove eliminò i presidi dei selvaggi.

Ma accadde un tragico evento, poiché Pausania per la prospera fortuna fu cacciato per la brama di potere.

Quando volle sancire un'alleanza con Artabazo, prefetto del re, mandò a lui una lettera tramite un servo. Ma il servo consegnò la lettera agli efori. Allora Pausania fuggì nel tempio di Minerva, ma gli efori chiusero le porte del tempio e distrussero il tetto. Così Pausania morì di freddo e fame.

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