Alessandro e le nobili prigioniere persiane - COMPR. E TRAD. Versione Curzio Rufo

Nuovo comprendere e tradurre vol. 4 pag. 140 n. 1

Alexander qui diu Dareum persequendo fatigabatur, postquam et nox adpetebat et consequendi spes non erat, in castra paulo ante a suis capta pervenit.

Invitari deinde amicos, quibus maxime adsueverat, iussit, quippe summa dumtaxat cutis in femine perstricta non prohibebat interesse convivio, cum repente e proximo tabernaculo lugubris clamor barbaro ululatu planctuque permixtus epulantes conterruit. Cohors quoque, quae excubabat ad tabernaculum regis, verita ne maioris motus principium esset, armare se coeperat. Causa subiti pavoris fuit, quod mater uxorque Darei cum captivis nobilibus regem, quem interfectum esse credebant, ingenti gemitu eiulatuque deflebant. Vnus namque e captivis spadonibus, qui forte ante ipsarum tabernaculum steterat, amiculum, quod Dareus, sicut paulo ante dictum est, ne cultu proderetur abiecerat, in manibus eius qui repertum ferebat agnovit, ratusque interfecto detractum esse falsum nuntium mortis eius attulerat. Hoc mulierum errore conperto Alexander fortunae Darei et pietati earum inlacrimasse fertur. Ac primo Mithrenem, qui Sardis tradiderat, peritum linguae persicae, ire ad consolandas eas iusserat;

veritus deinde ne proditor captivarum iram doloremque renovaret, Leonnatum ex purpuratis suis misit, iussum indicare falso lamentari eas vivum Alessandro, stanco di inseguire Dario, dal momento che si approssimava la notte e non vi era speranza di raggiungerlo, giunse nel campo conquistato poco prima dai suoi. Ordinò quindi di invitare gli amici, con i quali soprattutto era solito trattenersi, dal momento che la ferita superficiale della pelle sulla coscia non gli impediva di partecipare ad un banchetto: quando improvvisamente dalla tenda vicina un lugubre grido, misto a lamento e pianto barbarico, turbò i convitati. Anche il drappello, che era di guardia alla tenda del re, temendo che fosse l’inizio di un tumulto maggiore, corse alle armi. Il motivo dell’improvviso sconcerto fu che la madre e la moglie di Dario, assieme alle nobili prigioniere, piangevano con ululati ed alti lamenti il re, che credevano fosse stato ucciso. Infatti uno degli eunuchi prigionieri, che per caso si era fermato davanti alla loro tenda, riconobbe tra le mani di uno che lo portava dopo averlo ritrovato, il mantello che Dario, come poco prima si è detto, aveva abbandonato per non esser tradito dal lusso, e credendo che gli fosse stato sottratto mentre giaceva morto, aveva portato la falsa notizia della sua morte.

Si narra che Alessandro, appurato l’equivoco delle donne, abbia pianto per la sorte di Dario e per la pietà di esse. E prima di tutto aveva comandato a Mitrene, che aveva consegnato Sardi e che conosceva la lingua persiana, di andare a consolarle. Quindi, temendo che un traditore rinnovasse la rabbia e il dolore delle prigioniere, mandò Leonnato, uno dei suoi dignitari, con l’incarico di rivelare loro che a torto piangevano un vivo.

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Autore Curzio Rufo

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