Alessandro in prossimità dell'oceano - VERSIONE latino Curzio Rufo

Paucos navigio emisit in ripam, qui agrestes vagos exciperent, e quibus certiora nosci posse sperabat.

Illi scrutati omnia tuguria tandem latentes repperere. Qui interrogati, quam procul abessent mari, responderunt nullum ipsos mare ne fama quidem accepisse; ceterum tertio die perveniri posse ad aquam amaram? quae corrumperet dulcem. Intellectum est mare destinari ab ignaris naturae eius. Itaque ingenti alacritate nautici remigant; et proximo quoque die, quo propius spes admovebatur, crescebat ardor animorum. Tertio iam die mixtum flumini subibat mare leni adhuc aestu confundente dispares undas. Tum aliam insulam medio amni sitam evecti paulo lentius, quia cursus aestu reverberabatur, adplicant classem; et ad commeatus petendus discurrunt, securi casus eius, qui supervenit ignaris Tertia ferme hora erat, cum stata vice Oceanus exaestuans invehi coepit et retro flumen urgere. Quod primo coercitum, deinde vehementius pulsum maiore impetu adversum agebatur, quam torrentia praecipiti alveo incurrunt. Ignota vulgo freti natura erat, monstraque et irae deum indicia cernere videbantur. Identidem intumescere mare, et in campos paulo ante siccos descendere superfusum. Iamque levatis navigiis et tota classe dispersa, qui expositi erant, undique ad naves trepidi et inproviso malo attoniti recurrunt
fece sbarcare pochi uomini sulla riva, per prendere dei contadini che vi si aggiravano, dai quali sperava di sapere cose più certe.

Essi, dopo aver ispezionato tutte le capanne, alla fine li trovarono nascosti. Interrogati su quanto il mare fosse lontano, risposero che essi non conoscevano nessun mare, nemmeno per sentito dire; ma che entro tre giorni si poteva giungere ad un’acqua amara, che guastava quella dolce. Si capì che si trattava del mare da parte di persone ignoranti della sua natura. Pertanto i rematori presero a remare con gran lena; e ogni nuovo giorno in cui la loro speranza più si avvicinava, cresceva l’ardore dei loro animi. Dopo tre giorni già il mare si insinuava mescolandosi al fiume, mentre la marea ancora lieve confondeva onde diverse. Allora fecero accostare la flotta ad un’altra isola situata in mezzo al fiume, giacché procedevano un po’ più lentamente, poiché la navigazione era ostacolata dalla marea; e sbarcarono in cerca di provviste, non immaginando quanto, ad essi ignari, sopravvenne.

Era all’incirca l’ora terza, quando, secondo una fissata alternanza, l’Oceano sollevandosi cominciò a penetrare nel fiume e a spingerlo all’indietro. Questo, dapprima ostacolato, quindi spinto con più veemenza, veniva ricacciato indietro con impeto maggiore di quello con cui i torrenti si gettano nel loro scosceso alveo. Alla massa era sconosciuta la natura di quel flusso, e credevano di scorgere in esso un prodigio e il segno dell’ira degli dèi. Il mare si gonfiò incessantemente, e straripò riversandosi nei campi poco prima asciutti. E poiché già le navi venivano sollevate dalle onde e l’intera flotta dispersa, coloro che erano sbarcati accorsero alle navi da ogni parte, spaventati e sconcertati dall’improvvisa disgrazia.

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