Alessandro Magno si rivolge agli asiatici che ha incorporato nel suo esercito - Versione latino Curzio Rufo

Cum ex Europa traicerem in Asiam multas nobiles gentes, magnam vim hominum imperio meo me additurum esse sperabam.

Nec deceptus sum quod de his credidi famae. Sed ad illa hoc quoque accessit, quod video fortes viros erga reges suos pietatis invictae. Luxu omnia fluere credideram et nimia felicitate mergi in voluptates. At, hercules, munia militiae hoc animorum corporumque robore aeque inpigre toleratis; et cum fortes viri sitis, non fortitudinem magis quam fidem colitis. Hoc ego non nunc primum profiteor, sed olim scio. Itaque et dilectum e vobis iuniorum habui, et vos meorum militum corpori inmiscui. Idem habitus, eadem arma sunt vobis. Obsequium vero et patientia imperii longe praestantior est quam ceteris. Ergo ipse Oxyartis Persae filiam mecum in matrimonio iunxi non dedignatus ex captiva liberos tollere. Mox deinde cum stirpem generis mei latius propagare cuperem, uxorem Darei filiam duxi, proximisque amicorum auctor fui ex captivis generandi liberos, ut hoc sacro foedere omne discrimen victi et victoris excluderem. Proinde genitos esse vos mihi, non ascitos milites credite. Asiae et Europae unum atque idem regnum est. Macedonum vobis arma do. Inveteravi peregrinam novitatem; et cives mei estis et milites Mentre passavo dall’Europa in Asia, speravo che avrei accolto sotto il mio potere molte genti illustri, una grande moltitudine di uomini.

E non mi sono ingannato per il fatto di aver dato credito a quanto su di essi si diceva. Ma a quelle cose si è aggiunto anche questo, che vedo uomini valorosi di indomabile dedizione verso i loro sovrani. Avevo creduto che tutto eccedesse nella dissolutezza e, per troppa abbondanza, fosse immerso nei piaceri. Ma, per Ercole, voi sopportate i disagi del servizio militare con questa forza, ugualmente infaticabile, dell’animo e del corpo; e, poiché siete uomini valorosi, coltivate il coraggio non meno che la fedeltà. Ciò io lo dico per la prima volta, ma lo so da tempo. Pertanto ho arruolato dei giovani tra voi e vi ho mescolato al corpo dei miei soldati. Avete la stessa uniforme, le stesse armi. Ma il vostro rispetto e la vostra disciplina sono di gran lunga superiori rispetto a quelle degli altri Quindi io mi sono unito in matrimonio con la figlia del persiano Oxarte, non disdegnando di mettere al mondo figli da una prigioniera.

Poi, desiderando perpetuare più oltre la mia stirpe, ho sposato la figlia di Dario, e sono stato promotore, presso i miei più intimi amici, che generassero figli da prigioniere, per eliminare, con questo sacro vincolo, ogni differenza tra vinti e vincitori. Pertanto credete che voi siete nati come soldati miei, non presi da fuori. Il regno dell’Asia e dell’Europa è unico e lo stesso. Vi consegno le armi dei Macedoni. Ho reso familiare questa esotica novità; siete miei concittadini e miei soldati.

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