Alessandro ubriaco incendia la reggia e la città di Persepoli

Alessandro ubriaco incendia la reggia e la città di Persepoli
di Curzio Rufo Sermo Latinus a pag 94

Omnes incaluerant mero: itaque surgunt temulenti ad incendendam urbem, cui armati pepercerant....

Tutti si erano infervorati per il vino e così si alzarono ubriachi per incendiare la città che da armati (complemento predicativo del soggetto) avevano risparmiato.

Per primo il re appiccò il fuoco alla reggia e poi dopo di lui i commensali, i servitori e le cortigiane. La reggia era stata costruita con una grande quantità di legno di cedro, la quale espanse largamente l'incendio una volta che era stato appiccato il fuoco e quando l'esercito che si accampava non lontano dalla città si accorse di quello (dell'incendio) ritenendolo causale corse per portare aiuto. Ma quando si giunse(impersonale) alla tenda del re videro che il re stesso portava ancora delle fiaccole. Tralasciata l'acqua che avevano portato cominciarono a gettare nell'incendio, legname (materiale)

adatto al fuoco Questa fine ebbe la reggia di tutto quanto l’Oriente, da cui tante genti dapprima chiedevano leggi, patria di tanti re, un tempo unico terrore della Grecia, dopo aver allestito una flotta di mille navi ed eserciti con cui fu invasa l'Europa, ricoperto il mare con un ponte di navi e traforati i monti, nelle cui caverne fu fatto passare il mare [Il riferimento è al ponte di navi costruito sull’Ellesponto e al taglio di un canale attraverso la penisola del monte Athos. E non risorse più, nemmeno nel lungo periodo che seguì la sua distruzione. Altre città possedettero i re macedoni, che ora posseggono i Parti: di questa non si troverebbero le tracce, se non le evidenziasse il fiume Arasse.

Scorreva non lontano dalle mura: gli abitanti dei dintorni ritengono, più che saperlo per certo, che la città fosse stata distante da lì venti stadi. I Macedoni si vergognavano che una così splendida città fosse stata distrutta da un re gozzovigliante. Pertanto la cosa fu presa sul serio, e si costrinsero a credere che doveva esser distrutta particolarmente in quel modo. Risulta che egli stesso, appena la calma gli restituì la ragione, dopo esser stato annebbiato dall’ebbrezza, si sia pentito

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