La madre e la moglie di Dario prigioniere - Versione Curzio Rufo

Sed omnium oculos animosque in semet averterant captivae mater coniuxque Darei: illa non maiestate solum, sed etiam aetate venerabilis, haec formae pulchritudine ne illa quidem sorte corruptae.

Receperat in sinum filium nondum sextum annum aetatis egressum, in spem tantae fortunae, quantam pater eius paulo ante amiserat, genitum. At in gremio anus aviae iacebant adultae duae virgines, non suo tantum, sed etiam illius maerore confectae. Ingens circa eam nobilium feminarum turba constiterat laceratis crinibus abscissaque veste, pristini decoris immemores, reginas dominasque veris quondam, tunc alienis nominibus invocantes.


Ma la moglie e la madre di Dario, fatte prigioniere, avevano attirato su di sé gli occhi e l’attenzione di tutti: l’una, la madre, venerabile non solo per il portamento, ma anche per l’età, l’altra, la moglie, per la bellezza dei lineamenti, non alterata nemmeno in quei frangenti. Aveva accolto in grembo il figlio di non ancora sette anni, nato nella speranza di tanta fortuna, quanta suo padre poco prima aveva perso.

E sul grembo della vecchia nonna erano distese due vergini adulte, afflitte non solo dal proprio dolore, ma anche dal suo. Attorno ad essa si era radunata una gran folla di nobildonne, con i capelli scamigliati e le vesti strappate, dimentiche dell’antico decoro, che invocavano le loro regine e padrone con nomi.

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