Leggi maschiliste a Roma (Versione latino Gellio)

da Latina Lectio

Qui de victu et de cultu populi Romani scripserunt, mulieres Romae atque in Latio antiquitus aetatem abstemias egisse et vino, quod prisca...

Coloro che hanno scritto intorno al modo di vivere e ai costumi del popolo romano dicono che le donne, a Roma e nel Lazio, vivevano una vita 'abstemia', cioè astenendosi sempre dal vino, che nel linguaggio antico era detto 'temetum'; ed era usanza che esse baciassero i congiunti a scopo di prova, perché il fiato rivelasse se avevano bevuto. Eran solite bere vi nello passito, vino con mirra e altri generi di bevande dolci. E queste costumanze e altre sono fatte conoscere dai libri che ho ricordato; ma Marco Catone dichiara che la donna non era solo censurata, ma anche punita dal giudice non meno severamente, se aveva bevuto del vino, che se avesse commesso un incesto o un adulterio.


Ho trascritto le parole di Marco Catone dall'orazione intitolata 'Della dote', nella quale sta scritto che il marito aveva il diritto di uccidere la moglie colta in flagrante adulterio. Egli dice: «Quando un uomo divorzia dalla propria moglie egli ne è giudice come fosse un censore, ha pieni poteri se la donna ha commesso qualche atto vergognoso o infamante;

viene multata se ha bevuto del vino; se ha commesso atti turpi con un altro uomo, viene punita». Sul diritto di uccidere sta scritto: «Se scopri tua moglie in adulterio, senza giudizio impunemente la ucciderai; se tu hai commesso indecenze o adulterio, essa non osi toccarti nemmeno con un dito: non ne ha il diritto».

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