ACHILLE UCCIDE ETTORE - Omero versione greco e traduzione Iliade

Οιος δ' αστηρ εισι μετ' αστρασι νυκτος αμολγω εσπερος, ος καλλιστος εν ουρανω ισταται αστηρ, ως αιχμης απελαμπ' ευηκεος, ην αρ' Αχιλλευς...

TRADUZIONE
Come la stella avanza fra gli astri nel cuor della notte, Espero, l’astro più bello ch’è in cielo, veniva luce così dalla punta aguzza dell’asta, che Achille agitava nella sua destra, volendo la morte d’Ettore divino guardando la bella pelle, per vedere dove cedesse maggiormente.

Le armi di bronzo coprivano anche il corpo di lui in tutto il resto, belle, delle quali Ettore aveva spogliato il forte Patroclo dopo averlo ucciso: la pelle era visibile, dove le clavicole dividono il collo dalle spalle, nella gola, ove è rapidissima la perdita della vita: qui appunto il glorioso Achille colpì con l’asta che infuriava, dritta corse la punta traverso al morbido collo: né dunque la lancia di frassino pesante di bronzo tagliò la trachea, perché potesse dirgli qualcosa, rispondendo con parole. Cadde nella polvere; e si vantò su di lui il divino Achille: Ettore, forse credevi, mentre toglievi le armi a Patroclo, di farla franca, non avevi paura di me che ero lontano stolto; ma lontano da lui, difensore molto più forte di te, presso le concave navi io dopo di lui rimanevo, io che ti ho sciolto i ginocchi; te cani ed uccelli strazieranno vergognosamente, mentre quello seppelliranno gli Achei.

E gli rispose senza più forza Ettore, scuotitoredell’elmo: ti supplico per la tua vita, per le ginocchia e per i tuoi genitori non lasciare che i cani mi sbranino accanto alle navi degli Achei, ma tu accetta bronzo e oro in abbondanza, doni che ti daranno mio padre e la veneranda madre, rendi il mio corpo alla patria, perché del fuoco diano parte a me morto i Teucri e le spose dei Teucri. Guardandolo torvamente gli rispose Achille dai piedi veloci: non mi supplicare, cane, né per le ginocchia né per i genitori: ah, se la rabbia e il furore spingessero proprio me a divorare le tue carni crude dopo averle fatte a pezzi, tali cose hai fatto, come è vero che non c’è chi possa allontanare i cani dalla tua testa, nemmeno se mi portassero qui e mi posassero davanti un riscatto dieci, venti volte più grande e altrettanto me ne promettessero, neppure se il Dardanìde Priamo volesse riscattarti a peso d’oro; neppure così la veneranda madre, ponendoti sul letto piangerà te, colui che essa partorì ma cani e uccelli tutto ti sbraneranno.

E a lui morendo rispose Ettore scuotitore dell’elmo: Và, ti conosco guardandoti! Io non potevo persuaderti, no certo, chè in petto hai un cuore di ferro. Bada però, che io non divenga per te in certo modo causa dell’ira degli dèi, nel giorno in cui Paride e Febo Apollo ti uccideranno, anche se sei valoroso, alle porte Scee. Mentre parlava così, la morte l’avvolse, l’anima, volando via dalle membra, era già andata nell’Ade, piangendo il suo destino, lasciando il vigore e la giovinezza.

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