L'avversione di Catone nei riguardi della cultura greca (versione greco)

Ὀ Κάτων φησὶ τὸν Σωκράτη λάλον γενόμενον καὶ βίαιον ἑπιχειρεῖν, ᾦ τρόπῳ δυνατός ἧν, τῆς πατρίδος τυραννεῖν, τὰ ἕθη καταλύοντα καὶ πρὸς ἑναντίας τοῖς νόμοις δόξας ἔλκοντα καὶ τοὺς πολίτας μεθιστάντα....

Catone diceva che Socrate era un ciarlone prepotente che aveva cercato, per quanto poteva, di diventare il tiranno della patria, distruggendone i costumi e spingendo i cittadini a trasformare il proprio modo di pensare per accogliere teorie contrarie alle leggi.

Derideva l'insegnamento di Isocrate dicendo che i suoi discepoli invecchiavano al suo finaco come se, con la loro arte, avessero dovuto pronunciare discorsi nell'ade davanti a Minosse Per distogliere suo figlio dallo studio delle lettere greche, alzava il tono di voce più di quanto non si addica ad un vecchio, predicendo come un indovino, che una volta contaminati dalla letteratura greca, i romani avrebbero perso il loro predominio

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