I lavoratori o i mietitori - Teocrito Idilii X 20-58 - testo greco e traduzione

I LAVORATORI O I MIETITORI - IDILLI LIBRO X 20-58

VERSIONE DI GRECO di TEOCRITO
Testo greco e traduzione

ΒΟ. μωμᾶσθαί μ' ἄρχῃ τύ· τυφλὸς δ' οὐκ αὐτὸς ὁ Πλοῦτος, ἀλλὰ καὶ ὡφρόντιστος Ἔρως....

TRADUZIONE

Milone: Vedi, cominci a schernirmi: di ciechi non v’è solo Pluto, ma pure Amor forsennato!

Via, non farmi la voce grossa! Buceo: Non fo la voce grossa: ma tu lavora sodo alla mèsse, e una canzone d’amore intonaci per la ragazza; lavorerai più di gusto. Già, prima, eri un musico fatto. Milone: Pieridi Muse, cantate con me la flessuosa fanciulla; quel che toccate, voi Muse divine, rendete bello. Bòmbica, mia bellezza, ti chiamano tutti l’Assira, scarna, bruciata dal sole: per me, sei colore del miele. Anche la mammola è bruna, è bruno il giacinto screziato, ma dei fiori trai primi, si colgono a tesser ghirlande. La caprettina l’ornello, il lupo ricerca la capra, segue la gru l’aratro: io sono per te folle d’amore. Oh le ricchezze avessi che furono un giorno di Creso. D’ oro ambedue, consacrati a Cipride, in voto, saremmo. Il doppio flauto avresti, un bocciolo di rosa, una mela, l’abito io della festa, con nuovi calzari d’Amicla.

Bòmbica, mia bellezza, d’avorio sono i tuoi piedi, fior di morella, la voce, i tuoi modi ... non so come dirli! Milone: Eh, che magnifici canti compone il bifolco: e noi tutti lo s’ignorava: ma come l’ha ben modulata quel!’aria! Povera la mia barba, in volto ad un grullo cresciuta? Ma stammi a udire questo canto, che è del divino Litierse: a: Dèmetra, colma di frutti, fiorente di spighe, la mèsse si mieta facile e il solco ricolmi di grano le biche. Su, legatori, ben saldi stringete i mannelli, ché nessuno dica passando: «Oh miei soldi! che mietitori oziosi! » A tramontana volgetelo il taglio dei vostri covoni, od a ponente, ché meglio così se ne ingrossa la spiga. Quando il grano si trebbia, non appisolarsi a meriggio; ché dalle spighe, a quell’ ora, si stacca di meglio la pula. Incominciar mietitura allora che l’allodola è desta, smettete quando essa dorma e darsi riposo nel caldo.

Vive da re, giovanotti, nel mezzo del butto, il ranocchio; lui non ci pensa al coppiere, n’ha sempre dinanzi a suo gusto! Ehi là, fattore pitocco, le lenti vuoi meglio lessarle? Non ti tagliassi la mano, segando in due pezzi un granello! Questo deve cantare, chi sotto la vampa lavora. Quel tuo famelico amore, bìfolco, raccontalo a mamma, quando dal letto si leva, ancor sonnacchiosa.

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