Il dolore del vecchio Gobria - Senofonte versione greco

Il dolore del vecchio Gobria
Versione greco Senofonte e Traduzione
parte I

Γωβρυας δ' εν τουτω παρην Ασσυριος πρεσβυτης ανηρ εφ' ιππου συν ιππικη θεραπεια: ειχον δε παντες τα εφιππων οπλα....

Frattanto un vecchio uomo Assiro, Gobria, era giunto a cavallo seguito da una scorta di cavalieri; tutti avevano le armi equestri.

Quelli cui era stato dato l’ordine di raccogliere le armi, li esortavano a consegnare le lance per bruciarle come le altre. Gobria disse che avrebbe voluto prima vedere Ciro; e le guardie lasciarono lì gli altri cavalieri e condussero Gobria da Ciro. Questi, come vide Ciro, parlò così: “O signore, io sono di stirpe assira; ho un castello ben munito e governo su molte terre;

ho mille cavalieri che tenevo a disposizione del re degli Assiri e a questi ero quanto mai devoto; poiché questi, che era un uomo valente, morì per mano vostra, e ora suo figlio, essendo a me molto ostile, ha il regno, io vengo da te e come supplice mi inginocchio e mi consegno come tuo schiavo ed alleato, ma ti prego sii il mio difensore; e per quanto possibile io ti considero mio figlio; e di figli maschi io sono privo. Quello che io avevo soltanto era bello e buono, o signore, e amandomi e onorandomi come un figlio onorando rende felice il padre;

ebbene questi essendo stato invitato dal re, il padre del re attuale, per offrirgli in sposa sua figlia a mio figlio, e io lo mandai molto lusingato dal fatto che avrei visto la figlia del re data in sposa a mio figlio;

PARTE II

Ο δε νυν βασιλευς εις θηραν αυτον παρακαλεσας και ανεις αυτω θηραν ανα κρατος, ως πολυ κρειττων αυτου ιππευς ηγουμενος ειναι, ο μεν ως φιλω...

Il re attuale lo invitò a caccia, avendogli permesso di cacciare con tutte le sue forze, poiché riteneva di essere un cavaliere di gran lunga migliore di lui, l’altro cacciava con lui come se fosse un amico e, essendo avvistata un’orsa, inseguendola entrambi, il sovrano di adesso lanciando il giavellotto, fallì così non fosse stato invece mio figlio, scagliando-non avrebbe mai dovuto farlo atterrò l’orsa. E allora l’altro per quanto adirato soffocò dentro di sé la gelosia verso di lui. ; quando poi si imbatterono in un leone, ed egli mancò di nuovo il bersaglio, non essendogli capitato nulla di straordinario, mio figlio invece per la seconda volta avendo raggiunto il segno, uccise il leone, disse: “Ecco ho tirato due volte e ho colpito le belve”, allora quel crudele non potè trattenere la sua invidia, ma avendo strappato di mano la lancia ad uno che lo accompagnava e avendo colpito al cuore il mio solo, e caro figlio, gli tolse la vita.

E io sventurato riportai a casa un morto anziché uno sposo e vecchio quale sono seppellì il mio ottimo e amato figlio, che da poco cominciava ad avere la prima barba; e lui, l’uccisore, come se avesse ucciso un nemico, non mostrò mai di pentirsene e in compenso del male fatto non tributò alcun onore a chi stava sotto terra. Il padre di quello ebbe compassione di me ed era evidente che era addolorato per me e per la disgrazia. Io allora, se questi fosse ancora vivo, non sarei mai venuto da te per fargli del male:

infatti ricevetti molte prove di affetto da lui e io resi servigi a lui: da quando il potere è passato nelle mani dell’assassino di mio figlio, non potrei ami essere ben disposto verso di lui, e so bene che costui non si rivolgerà a me come amico. Infatti egli sa cosa provo verso di lui e in quali condizioni ora io mi trovi rispetto a come vivevo prima, essendo solo e trascorrendo la vecchiaia nel dolore.

Parte III

Ει ουν συ με δεχη και ελπιδα τινα λαβοιμι τω φιλω παιδι τιμωριας αν τινος μετα σου τυχειν, και ανηβησαι αν παλιν δοκω μοι και ουτε ζων αν ετι αισχυνοιμην ουτε αποθνησκων ανιωμενος αν τελευταν δοκω....

Se tu mi accogli e potrò avere una speranza di ottenere col tuo aiuto una qualche vendetta per l’amato figlio, allora mi sembrerà di ringiovanire e, finchè sarò in vita, non proverò ancora vergogna e morendo non mi sembrerà di finire nell’afflizione.

” Così parlò; Ciro rispose: “Ma qualora, o Gobria, tu mostrassi di pensar ciò che dici verso noi, io ti accolgo come supplice e ti prometto di vendicare tuo figlio insieme agli dei. Ora dimmi, - disse - se noi facciamo queste cose e ti permettiamo di conservare i castelli, le terre il tuo esercito e il potere che prima possedevi, tu quali servigi ci offrirai in cambio?” quello disse: “i castelli, qualora giungiate, e la casa ti offrirò; il tributo della terra che portavo a quello a te restituirò e dovunque tu porterai gli eserciti io combatterò con te con le milizie prese dal mio paese.

Io ho anche una figlia nubile e cara, già in età da nozze, che io pensavo di allevare come moglie per colui che regna adesso; ora invece questa stessa figlia con molte lacrime mi pregò di non offrirla all’assassino del fratello, e io la penso allo stesso modo. Ora io la affido a te perché tu pensi riguardo a lei così come io mostro di pensare riguardo a te. ” Ciro allora così rispose: “ A queste condizioni, se sono sincere, io ti porgo la mi destra e stringo la tua; gli dei ci siano testimoni.

” Dopo che furono conclusi questi accordi, Ciro esortò Gobria ad andare con l’esercito e gli chiese quanto fosse distante la sua casa, avendo intenzione di andarvi. Quello disse: “Qualora tu parta domani all’alba il giorno successivo potresti pernottare da me. ” Egli così andò via, avendogli lasciato una guida.

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