Androclus et leo
In amphitheatro magna pugna hominum et bestiarum populo dabatur. Multae ibi saevae ferae erant,...“Hic est leo hospes hominis, hic est homo medicus leonis.”
Nell'anfiteatro veniva offerto al popolo il grande combattimento tra gli uomini e le bestie.
C'erano qui molte fiere crudeli, ma più di tutte le altre un enorme e terribile leone aveva attratto gli sguardi e le attenzioni di tutti verso di lui. Fra tutti gli altri uomini offerti per il combattimento delle bestie c'era un servo di un uomo rinomato; questo servo si chiamava Androclo. Non appena quel leone lo vide da lontano, si fermò improvvisamente per così dire ammirandolo e poi avanzò tranquillamente verso l'uomo come se lo conoscesse (come se gli fosse noto, familiare). Allora scodinzolava (muoveva con clemenza la coda) come i cani (nel modo di fare dei cani) e si unì al corpo dell'uomo e gli leccò le gambe e le mani. L'uomo Androclo, che era quasi già morto di paura (per la paura), rivolse lo sguardo ad osservare il leone. Allora il popolo vide l'uomo ed il leone come se si riconoscessero felici e grati. Per tale motivazione le acclamazioni del popolo meravigliato si sollevavano altissime e Androclo fu interrogato dallo stesso Tiberio Cesare - per quale motivo il ferocissimo leone avesse riguardo solo per lui? - Androclo narrò in quell'istante una storia incredibile: "quando il mio padrone era a capo della provincia dell'Africa, io lì fui costretto alla fuga a causa delle ingiuste bastonate di costui, e, per essere sicuro dal severissimo padrone, mi allontanai nei campi deserti, dove nel caso in cui il cibo fosse venuto a mancare vi fu l'intenzione di cercare in qualche modo la morte.
Allora a mezzogiorno dirigendomi verso l'ombra entrai in una spelonca e mi nascosi qui. E non dopo molto tempo giunse alla stessa spelonca questo leone, ferito e sanguinante ad uno dei due piedi, fremendo miseramente per il dolore. Inizialmente mi spaventai alla vista del leone che giungeva, ma dopo che il leone entrò nella spelonca come casa sua e vide che mi ero nascosto lì, si avvicinò clemente verso di me e dopo aver sollevato il piede me lo mostrò come chi chiede aiuto. Allora io tolsi l'ingente spina dal suo piede e lavato il sangue (dopo averlo disinfettato) curai accuratamente la ferita. Il leone guarito grazie al mio intervento, posto il piede nelle mie mani, si tranquillizzò, e da quel giorno io e il leone vivemmo per tre anni nella stessa spelonca e con lo stesso cibo; infatti il leone mi portava l'ottima carne di quelle bestie che aveva ucciso.
ma nel momento in cui ne ebbi abbastanza di vivere tra le fiere, quando il leone non c'era lasciai la spelonca e, dopo aver errato per tre giorni, fui visto e catturato dai soldati e dall'Africa fui condotto a Roma presso il padrone. Costui ordinò che fossi dato subito alle bestie. Ma mi sono accorto che anche questo leone fu allora catturato in Africa ed ora mi ringrazia per il beneficio." Dopo che Androclo narrò tali avvenimenti, fu liberato e sciolto dalla pena dinanzi a tutti i desideranti e gli fu donato il leone. Poi i Romani vedevano che Androclo e il leone, legato con una leggera catena, andavano nei dintorni delle caverne per tutta la città, e dicevano: "Questo è il leone ospite dell'uomo, questo è l'uomo medico del leone."(by Maria D.)
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