Caducità delle opere umane (Versione latino)

Enumerare omnes fatorum vias longum est. Hoc unum scio: omnia mortalium opera mortalitate damnata sunt, inter peritura vivimus....

È lungo elencare tutti i percorsi del destino. So solo questo: tutte le opere dei mortali sono condannate dalla mortalità, viviamo tra le cose che sono destinate a perire.

Niente privatamente, niente pubblicamente è stabile; i destini degli uomini tanto quanto delle città si rivoltano. Bisogna pensare dunque a tutte le cose e rafforzare l'animo verso quelle cose che possono accadere. Il pensare agli esili, ai tormenti, alle guerre, ai naufragi. Il caso può strappare te dalla patria, la patria da te, può spingerti verso i deserti, questa stessa cosa in cui la folla è soffocata può diventare solitudine.

Quante volte le città dell'Asia, dell'Acaia caddero con un sol tremore! Quante città in Siria, quante in Macedonia furono divorate! Ci vengono annunciate frequentemente la distruzione di tutte le città. Non cadono soltanto a causa di un'impresa realizzata, né il giorno cambia soltanto a causa dell'arte umana e dell'operosità impiegata: le cime dei monti si sciolgono, tutte le regioni rimangono ferme, quelle cose che stavano lontano dallo sguardo del mare sono ricoperte dai flutti; la forza enorme degli incendi per cui brillava erose i colli e una volta condusse giù le altissime sommità, piaceri e piccole speranze dei naviganti.

Le opere della stessa natura sono stravolte e perciò dobbiamo sopportare nell'animo gli eccidi delle città.
(By Maria D. )

Versione tratta da Seneca

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