Calvisio Sabino

Calvisius Sabinus memoria nostra fuit dives; et patrimonium habebat libertini et ingenium: numquam vidi hominem beatum indecentius....

Calvisio Sabino, a nostra memoria, è stato uno ricco; possedeva sia un patrimonio che un carattere proprio di un liberto: non ho mai visto un uomo più sconciamente ricco.

La sua memoria era talmente cattiva che dimenticava ora il nome di Ulisse, ora quello di Achille, ora quello di Priamo, che aveva appreso tanto bene quanto noi conosciamo i nostri maestri. Tuttavia voleva sembrare colto. Pertanto escogitò quest stratagemma: comprò a caro prezzo dei servi, uno che ricordasse Omero, l’altro Esiodo: inoltre assegnò uno schiavo a ciascuno dei nove lirici.

Non c’è di che stupirsi che quello abbia speso tanto: non li aveva trovati istruiti, li fece istruire lui a sue spese. Dopo essersi procurato questa servitù, iniziò a tormentare i suoi convitati. Aveva ai suoi piedi questi schiavi, pur chiedendo ripetutamente ai quali i versi da declamare, spesso si fermava a metà parola. Satellio Quadrato, sfruttatore dei ricchi stolti, e, cosa che segue spontaneamente, adulatore, e, cosa che è strettamente connessa a queste due, parassita, gli consigliò di tenere schiavi raccoglitori di avanzi di citazioni.

Avendo detto Sabino che ogni schiavo gli costava centomila sesterzi, disse: ”Avresti comprato a minor prezzo altrettante casse di libri”. Egli tuttavia era del parere che riteneva di saperne quanto chiunque altro sapesse in casa sua

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