Catilina attaccato in senato

Tum M. Tullius consul, sive praesentiam eius timens sive ira commotus, orationem habuit luculentam atque utilem rei publicae, quam postea scriptam edidit....

Allora il console M Tullio, o se temendo la presenza di quel Catilina o se agitato dall'ira, tenne un'orazione splendida e utile allo stato, che poi pubblicò scritta.

Ma non appena quello si sedette accanto, Catilina, com'era preparato a dissimulare ogni cosa, con il volto dimesso, con voce supplichevole cominciò a chiedere ai senatori di non credere qualcosa in modo avventato riguardo a lui: nato da tale famiglia, predispose fin dall'adolescenza la vita così da poter sperare ogni bene;

per non pensare in loro stessi, essendo un uomo patrizio, i cui benefici dello stesso e degli antenati fossero moltissimi verso la plebe romana, aveva bisogno della fine dello stato, M Tullio preservandolo, come cittadino occasionale della città di Roma. Avendo aggiunto a ciò altre cose maledette, tutti strepitavano, lo chiamavano nemico e parricida.

Allora quello furibondo disse: "Perché appunto circondato, dagli amici sono spinto a precipizio, spegnerò il mio incendio con la rovina". Poi si trascinò fuori dalla curia verso casa.
(By Maria D. )

Versione tratta da Sallustio

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