Chi è il responsabile dell'inerzia dei giovani? - versione latino nova officina

Chi è il responsabile dell'inerzia dei giovani
versione di latino da Nova officina n. 301 pag. 350
Libera traduzione di esopo

Homo quidam duos canes habebat, quorum alterum venari in saltibus et feras insectari docuerat, alterum domi vigilare ut eam a furibus dies noctesque custodiret.

Haec tamen condicio inter eos erat : ut ( che ), si quando venaticus canis aliquid praedae cepisset, etiam ille, qui domi ad domestica custodienda remanserat, particeps convivii esset. Cum autem olim suscensisset venaticus et collegam conviciis adfecisset quia, cum ipse in saltibus venans cotidie laboraret, illum non puderet, nihil laborantem, totum diem dormitari et alienis laboribus ali, domesticus sic respondit: “ non ego, sed dominus noster reprehendendus est, qui non laborare me docuit, sed labores alienos com’edere: ego quae me docuit dominus facio, neque me hoc piget vel pudet. Nam oboedientem eis praeceptis, quibus institutus sum, me praebeo”.
Fabula docet adulescentes non reprehendendos esse, si a parentibus nihil discere vel facere istituti sint.



Un uomo aveva due cani, a uno dei quali aveva imparato a cacciare nei boschi e a inseguire le belve, all'altro a vigilare in casa affinché la custodise dai ladri il giorno e la notte. Fra loro però c'era questa condizione: che, se quando il cane da caccia catturasse qualche preda, anche quello, che era rimasto in casa (il cane) della casa da custodia, fosse partecipe del pranzo. Ma una volta (il cane) da caccia adirato e avendo colpito il compagno con gli insulti poiché lo stesso lavorando quotidianamente lavorando cacciando, quello che non si vergognava, lavorando per niente, per essere ozioso tutto il giorno e a un altro con i lavori degli altri, così rispose (il cane)

della casa; "Non io, ma il nostro padrone è ripreso, che non insegnandomi a lavorare, ma a scialacquare i lavori gli altri: io ciò che mi insegnò il padrone faccio, e non mi pento o mi vergogno. Infatti obbediente a quelle regole, con le quali io sono istruito, mi offro. La favola dice che gli adolescenti non devono criticare, se non hanno imparato niente dai genitori o se non sono stati istruiti a farlo.

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