Cicerone in esilio scrive alla moglie e ai figli

Ego minus saepe do ad vos litteras, quam possum, propterea quod cum omnia mihi tempora sunt misera, tum vero, cum aut scribo ad vos aut vestras lego, conficior lacrimis sic, ut ferre non possim....

Io vi consegno meno spesso le lettere, per quanto posso, per il fatto che da un lato sono per me tempi duri, dall'altro in verità, quando o vi scrivo o leggo le vostre lettere, sono consumato dalle lacrime così, da non poter reggere.

Perciò volesse il cielo che io fossi meno desideroso della vita! Certamente non avrei visto niente o non molto di cattivo nella vita. Perciò se la sorte mi riserverà ad una qualche speranza di recuperare un giorno una qualche opportunità, sarebbe di meno un errore da parte mia; se al contrario questi mali sono infissi, io in verità desidererei vederti, vita mia, quanto prima e morire nel tuo abbraccio, perché né gli dèi, che hai venerato molto castamente, né gli uomini, ai quali io ho sempre servito, ci hanno restituito la grazia. Io sono stato a Brindisi tredici giorni presso Marco Lenio, uomo ottimo, che per la mia salvezza ha trascurato il rischio delle fortune e della propria vita e non ha esitato a prestarmi il diritto e il dovere di amicizia e dell'ospitalità:

voglia volesse il cielo che un giorno possa restituirgli la grazia! Lo avrò sicuramente sempre!
(By Maria D. )

Versione tratta da Cicerone

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