Dafne viene trasformata in alloro
Demum nympha, lassa labore fugae et animo deficiens, ad undas Penei fluminis, patris sui, pervenit, quem his verbis oravit: «Mihi subveni, pater, perde hanc speciem!...
Infine la ninfa, spossata dalla fatica della fuga e venendole meno le forze, giunse alle onde del Fiume Peneo, suo padre, che pregò con tali parole: "Aiutami, padre, distruggi questa forma, muta il mio aspetto, che piace troppo." Subito il padre Peneo esaudì quelle preghiere della figlia: un pesante torpore invase gli arti della ninfa, una tenera corteccia cinse il suo corpo, i capelli si trasformarono in fronde, la bocca nella cima, le braccia in rami, i piedi tanto veloci si attaccarono alle pigre radici.
Dafne era mutata in un verde alloro (lauro): ma lo splendore rimase in lei e anche con questa forma Febo non smise di amarla. Il dio sente il suo petto ancora trepidare sotto la nuova corteccia, cinge i rami, dà baci al legno.
Il legno tuttavia evita i baci. La divinità le disse: "Poiché non puoi essere mia moglie, sarai il mio albero e cingerai per sempre la chioma, la cetra e la mia faretra." (By Maria D.)
Versione tratta da Ovidio
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