Decadenza generalizzata della cultura

Tum ille: "Pecuniae, inquit, cupiditas haec tropica instituit. Priscis enim temporibus, cum adhuc nuda virtus placet,...Ubi sapientiae cultissima via?"

Allora quello disse: "L'avidità di denaro ha creato questo mutamento. Nei tempi antichi infatti, quando ancora si amava la virtù di per se stessa, fiorivano le arti liberali e c'era tra gli uomini una sorta di grandissima competizione perché niente che fosse destinato al benessere delle generazioni rimanesse a lungo latente.

E così Democrito spremette i succhi di tutte quante le erbe. Eudosso invecchiò in cima ad un monte altissimo per scoprire i movimenti degli astri e della volta celeste, e Crisippo per tre volte si purificò l'animo con l'elleboro, per essere in grado di completare le sue invenzioni.

Invece, per passare alle arti figurative, Lisippo, fisso suli lineamenti di un'unica statua, morì per l'inedia, e Mirone, che era quasi riuscito a racchiudere nel bronzo la vita di uomini e bestie, non riuscì ad avere un erede.

Noi invece che ci tuffiamo tra vino e prostitute non vogliamo conoscere neppure le opere artistiche già prodotte, ma mentre accusiamo la civiltà antica inseguiamo e apprendiamo solo i vizi. Dov'è la dialettica? Dov'è l'astronomia? Che fine ha fatto la dignitosissima via della sapienza?". (da Petronio)

Testo latino completo

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