Giove sottratto alla crudeltà di Saturno

Rhea igitur fidae ancillae Iovem, vix natum, secreto commendavit. Ancilla infantem in insulam Cretam asportavit atque in abdito antro, lato ac profundo, eum occultavit....

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Dunque Rea affidò di nascosto ad una fedele ancella, Giove appena nato. L'ancella portò il neonato sull'Isola di Creta e lo nascose dentro una grotta segreta, spaziosa e profonda.

In quel luogo abitavano molte ninfe: presero il piccolo dio e lo sistemarono (cunabula, cunabulorum = pluralia tantum) in una culla d'oro. Una capra al divino neonato (debit?

hai sbagliato a scrivere...caso mai è dabat o dederunt) dava/diedero il latte e le benevole api produssero per lui del miele. Ogni giorno uno stormo di colombe volava dal mare nella grotta ed offriva l'ambrosia al figlio di Saturno.

Ogni giorno anche un'aquila volava da un monte: l'uccello procurava al neonato il nettare sacro degli dei e delle dee. Così le ninfe e gli animali nutrivano il divino Giove.
(Traduzione by Anna Maria Di Leo)

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