Guardare al futuro, senza confidare nella sorte
Consumpsere se quidam, dum acta regum externorum componunt quaeque invicem passi ausique sunt populi....
Alcuni si consumarono, mentre mettevano a confronto le azioni dei re stranieri ed i popoli a loro volta le sopportarono e le compirono in modo audace.
Quanto risulterebbe più sufficiente estinguere i propri mali anzichè tramandare i mali altrui ai propri posteri! Quanto sarebbe più preferibile celebrare le opere delle divinità anzichè i latrocini di Filippo o di Alessandro! Scrivono in che modo Annibale abbia valicato le alpi, in che modo senza pensarci abbia condotto in Italia la guerra che era stata consolidata dalle stragi in Spagna ed, anche dopo Cartagine tenace, abbia rivolto lo sguardo a certi re, promettendo un condottiero contro i Romani e assicurando un potente esercito; in che modo non abbia cessato nonostante fosse vecchio a compiere la guerra in ogni angolo: a tal punto poteva vivere senza patria, ma non senza un nemico!
quanto risulterebbe più sufficiente cosa dovrebbe esser fatto che cercare cosa è stato fatto, e mostrarlo a coloro, i quali affidarono alla sorte tutte le loro cose, che non c'è stato dato niente di stabile da essa! Non sa infatti starsene al proprio posto, sostituisce alle cose liete quelle tristi e le mescola interamente; pertanto nessuno confida nelle cose favorevoli, nessuno si dovrebbe abbattere nelle avversità: le vicissitudini della vita sono alterne.
Perché esulti? non conosci queste cose, da cui ora sei portato all'apice, in che momento stiano per lasciarti: avranno la sua non la tua fine. (by Maria D.)
Versione tratta da Seneca
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