Guerra di un re contro un fiume
Cum Cyrus, Babylona oppugnaturus, festinaret ad bellum, Gynden, late fusum amnem, vado transire conatus est, quod vix tutum est etiam cum sensit aestatem et ad minimum deductus est....
Mentre Ciro agiva in fretta alla guerra per attaccare Babilonia, provò a passare il Ginde, fiume molto esteso, il quale (fiume, è neutro) è poco sicuro anche quando risente dell'estate ed è ribassato il meno possibile (nel senso che ha poca acqua nel suo corso).
Lì uno tra i cavalli bianchi, che solevano tirare il carro del re, trascinato impetuosamente, agitò il re; e così giurò che egli avrebbe fatto diventare (part. fut. redigo) quel fiume a tal punto (eo + cong.) da poter essere attraversato e percorso anche da femmine.
Poi trasferì qui tutto l'equipaggiamento di guerra ed attese tanto a lungo all'impresa (opus, operis) fino a che non ebbe diviso il corso del fiume in centoottanta canali, dopo averlo sparso in trecentosessanta rivoli, e dopo averlo lasciato secco.
E così si perse sia tempo con grande danno in grandi cose, sia l'entusiasmo dei soldati che un lavoro vano indebolì e l'occasione di assalire i nemici impreparati, mentre quello portava a termine una guerra dichiarata al nemico con il fiume.
(by Vogue)
Versione da Seneca
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