Hannibal et Scipio - VERSIONE latino COTIDIE LEGERE

Hannibal et Scipio
Autore: sconosciuto Cotidie legere

Hannibal, Hamilcaris filius, Carthaginiensis. Si verum est, quod nemo dubitat, ut populus Romanus omnes gentes virtute superarit, non est infitiandum Hannibalem tanto praestitisse ceteros imperatores prudentia, quanto populus Romanus antecedat fortitudine cunctas nationes.

Nam quotienscumque cum eo congressus est in Italia, semper discessit superior. Quod nisi domi civium suorum invidia debilitatus esset, Romanos videtur superare potuisse. Sed multorum obtrectatio devicit unius virtutem. Hic autem velut hereditate relictum odium paternum erga Romanos sic conservavit, ut prius animam quam id deposuerit, qui quidem, cum patria pulsus esset et alienarum opum indigeret, numquam destiterit animo bellare cum Romanis. `Pater meus' inquit `Hamilcar puerulo me, utpote non amplius VIIII annos nato, in Hispaniam imperator proficiscens Carthagine, Iovi optimo maximo hostias immolavit. Quae divina res dum conficiebatur, quaesivit a me, vellemne secum in castra proficisci. Id cum libenter accepissem atque ab eo petere coepissem, ne dubitaret ducere, tum ille `Faciam', inquit `si mihi fidem, quam postulo, dederis. ' Simul me ad aram adduxit, apud quam sacrificare instituerat, eamque ceteris remotis tenentem iurare iussit numquam me in amicitia cum Romanis fore. Id ego ius iurandum patri datum usque ad hanc aetatem ita conservavi, ut nemini dubium esse debeat, quin reliquo tempore eadem mente sim futurus.

Quare, si quid amice de Romanis cogitabis, non imprudenter feceris, si me celaris; cum quidem bellum parabis, te ipsum frustraberis, si non me in eo principem posueris. '
Annibale, figlio di Amilcare, era Cartaginese. Se è vero, cosa che nessuno dubita, che il popolo Romano ha superato in valore tutte le genti, non si deve negare che Annibale fu superiore tanto agli altri generali in accortezza quanto il popolo Romano superò in forza tutte le altre nazioni. Infatti ogni volta che Annibale si scontrò con quello in Italia, ne uscì sempre vincitore. Se non fosse stato indebolito dall'avversione dei suoi concittadini in patria, sembra che avrebbe potuto sconfiggere i Romani. Ma l'odio di molti vinse il valore di uno solo. In lui l'odio per i Romani trasmessogli dal padre come un'eredità era così radicato, in modo tale che lasciò andare prima l'anima, tanto che non cessò mai di combattere con l'animo contro i Romani, sebbene fosse stato cacciato dalla sua patria e avesse bisogno della forza di altri. "Mio padre Amilcare, quando ero un bambinetto, quando avevo non più di nove anni, partendo per la Spagna da Cartagine come comandante supremo sacrificò delle vittime a Giove Ottimo Massimo.

Mentre era portato a termine questo sacrificio mi chiese se volessi partire con lui alla volta dell'accampamento. Avendo accettato volentieri questa proposta e avendo cominciato a chiederli di non esitare a condurmi, quello disse: lo farò se mi avrai dato quella fiducia che chiedo. Contemporaneamente mi portò presso l'altare dove aveva deciso di fare il sacrificio e allontanati gli altri mi ordinò di giurare che non sarei mai stato amico dei Romani. Io ho conservato quel giuramento fatto al padre fino a questa età in modo tale che a nessuno debba essere il dubbio che io non sarò dello stesso parere nel tempo rimanente. Perciò se penserai qualcosa di amichevole riguardo i Romani non agirai imprudentemente se me lo terrai nascosto. Quando in verità preparerai la guerra, ingannerai te stesso se non mi porrai in quella come guida

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