I consoli e il senato chiedono ulteriori sacrifici alla cittadinanza
Cum dilectus habitus esset, consules de remigum supplemento agere coeperunt; edixerunt igitur ut privati ex censu ordinibusque remiges darent... nam id tempus ipsis ad rem inspiciendam et expediendam adhibendum erat. Senatui igitur postero die placuit privatis id onus, seu aequum seu iniquum, iniungendum esse.
Essendo stata arruolata la leva, i consoli iniziarono ad agire per la riserva dei rematori; resero dunque noto che i privati in base al censimento e agli ordini avrebbero offerto i rematori con lo stipendio e gli alimenti per trenta giorni.
Per tale editto vi fu grande indignazione: i cittadini dissero che i consoli avevano stabilito che la plebe Romana doveva essere annientata e distrutta. Per tanti anni stremati dai tributi, ritenevano che fosse terribile a dirsi che ormai non avevano nulla, eccetto la terra nuda e vasta.
Erano giunti i nemici a saccheggiare il campo, avevano incendiato le ville, avevano allontanato dallo stato i servi coltivatori del campo, da un lato destinandoli alla milizia, dall'altro comandandoli in qualità di rematori: ma non potevano essere spinti da alcuna forza, da alcun'ordine, ad offrire ciò che non avevano. I cittadini privati asserivano tali cose non in segreto, ma pubblicamente nel foro; né i consoli potevano sedarli da un lato castigando, dall'altro consolando.
Alla fine dissero che gli avrebbero concesso tre giorni di tempo per pensare: infatti questi stessi dovevano utilizzare questo tempo per esaminare e regolare la situazione. dunque il giorno successivo piacque al senato che quest'onere, sia giusto che ingiusto, dovesse essere affidato ai privati. [DA LIVIO]
(By Maria D. )
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