I Romani al tempo dei sette re

Sub Romuli aliorumque regum regno Romani agricolae et pastores erant et in miseris casis vivebant.

Etiam cives nobiles atque opulenti, ruri vivebant, sed in amplis villis, quia agriculturam exercebant: : pater familias in liberos ervosque severum imperium exercebat, itaque omnes industrii sedulique erant; quare non solum in villa sed etiam Romae et in aliis oppidis frumentum, oleum, vinum aliaque cibaria vitae necessaria numquam deerant.

Nobiles Romani Romam veniebant, praesertim cum negotia sua agere debebant aut in curia in negotio esse. Tum Romae quoque privata aedificia parva podestaque erant, sed aedificia publica atque deorum templa magna et magnifica. Romani tament, non solum aratrum sed etiam arma tractare sciebant. Nam si patria in periculo erat, in populos finitimos strenue pugnabant et in proelio non praedae sed gloriae cupidi erant.

Post victoriam neque hostium oppida incendebant neque templa violabant, quia nullum deum offendere cupiebant; immo dei hostium in Romae templa accipiebantur atque inter Romanos deos numerabantur. Itaque Roma, ubi concordia inter Romanos ac deos regnabat, semper a deis protegebatur...

Sotto il regno di Romolo e degli altri re i Romani erano contadini e Pastori e vivevano in misere capanne.

Anche i cittadini nobili e ricchi vivevano in campagna, ma in ville spaziose, perchè, praticavano l'agricoltura: il padre di famiglia esercitava un severo potere verso i figli ed i servi, pertanto tutti erano volenterosi e operosi; perciò non mancavano mai non solo nella villa ma anche a Roma e nelle altre città il frumento, l'olio, il vino e gli altri alimenti indispensabili per la sopravvivenza. I nobili Romani giungevano a Roma, soprattutto quando dovevano sbrigare i propri affari o essere in attività in curia ( fare qualcosa in curia).

In quel periodo anche a Roma gli edifici privati erano piccoli e modesti, ma gli edifici pubblici ed i templi delle divinità erano grandi e magnifici. I Romani tuttavia, non solo sapevano maneggiare l'aratro ma anche le armi. Infatti se la patria era in pericolo, combattevano valorosamente contro i popoli confinanti ed in battaglia non erano bramosi di bottino ma di gloria.

Dopo la vittoria né incendiavano le città né violavano i templi dei nemici, perché non desideravano oltraggiare alcuna divinità; anzi le divinità dei nemici venivano accolte nei templi di Roma e erano annoverate tra le divinità Romane. Pertanto Roma, nel momento in cui regnava la concordia tra i Romani e le divinità, era sempre protetta dalle divinità. (By Maria D.)

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