I Romani non vogliono vincere con l'inganno ma con valore
Contra Pyrrum, Epiri regem, a senatu Romano missus est consul Fabricius, quem rex, virtutem eius admiratus, ... contra Romanos strenue pugnavit; postremo, a Curio Dentato profligatus, Tarentum petit, unde in Graeciam rediit.
Contro Pirro, re d’Epiro, fu inviato dal senato romano il console Fabrizio, che il re, poiché ammirava il suo valore, invitò a lasciare la patria segretamente, promettendogli la quarta parte del suo regno; ma neanche con questo dono poté essere corrotto.
Allora, poiché lui e Pirro avevano gli accampamenti vicini, andò da lui il medico del re di notte, promettendo che avrebbe ucciso Pirro con il veleno, se gli avesse offerto una qualche ricompensa.
Ascoltate queste parole, Fabrizio ordinò che il medico fosse ricondotto in catene dal padrone e ordinò che a Pirro fossero riferite le cose che contro la sua vita erano state dette dal medico, perché fosse a tutti chiaro che i Romani con la virtù, non con la frode, erano soliti vincere. Allora raccontano che il re, ammirato, avesse detto: «Egli è Fabrizio, che può essere distolto dall’onestà più difficilmente che il sole dal suo corso!». Allora il re partì per la Sicilia, dove, essendo consoli M. Curio Dentato e Cornelio Lentulo, contro i Romani combatté strenuamente;
infine, sconfitto da Curio Dentato, si diresse a Taranto, da dove tornò in Grecia
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