Gli studi letterari non escludono l'impegno civile
Me autem quid pudeat, qui tot annos ita vivo, iudices, ut a nullius umquam
In verità io, che da tanti anni vivo così, di cosa mi dovrei vergognare, giudici, del fatto che o volutamente o il mio ozio mi abbia sottratto da un periodo di nessun pregio, o il piacere mi abbia distolto, o infine il sonno mi abbia rallentato?
Per tale motivazione chi alla fine mi potrebbe biasimare, o chi potrebbe sdegnarsi a ragione con me, se, quanto tempo viene concesso a tutti gli altri per sistemare le loro cose, per celebrare i giorni festivi dei giochi, per gli altri godimenti e per la stessa quiete dell'animo e del corpo, quanto tempo altri attribuiscono ai banchetti vantaggiosi, quanto infine al tavolo da gioco, quanto alla palla, tanto proprio io ne avrò preso per me per coltivare di nuovo questi studi?
E mi dev'essere concesso ciò tanto più, che da tali studi cresce (progredisce) pure quest'orazione e la facoltà; questa, di qualunque grandezza è (sia) in me, non venne mai meno ai pericoli degli amici.
(By Maria D. )
Ulteriore proposta di traduzione
Poi di cosa dovrei vergognarmi, giudici, che vivo da così tanti anni in modo tale che mai nessun momento, nessun piacere, nessuna distrazione, né persino il sonno, ha mai sottratto il mio tempo?
Quindi, chi tuttavia potrebbe biasimarmi, o chi avrebbe il diritto di rimproverarmi, se, quanto agli altri è concesso per dedicarsi ai loro affari, quanto per celebrare i giorni festivi, quanto per altri piaceri e per il riposo della mente e del corpo, quanto gli altri dedicano a banchetti tempestivi, quanto a gioco di pallacorda o palla, io lo impiego interamente per coltivare questi studi?
E ciò mi deve essere concesso ancora di più, perché da questi studi nasce anche questa mia eloquenza e abilità, che, per quanto sia in me, non ha mai mancato agli affanni degli amici.
(By Starinthesky)
Versione tratta da Cicerone
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