Un epicureo suis generis
Lucius Thorius Balbus fuit, Lanuvinus, quem meminisse tu non potes. Is ita vivebat, ut nulla tam exquisita posset inveniri voluptas, qua non abundaret....
Ci fu Lucio Torio Balbo, Lanuvino, che tu non puoi ricordare. Costui viveva in modo tale, che nessun piacere tanto ricercato potesse essere trovato, in cui non abbondasse.
Era sia desideroso di piaceri che intenditore e abbondante di tal genere, non era superstizioso così, da non tenere in conto di quei moltissimi sacrifici e santuari nella sua patria, non era timoroso verso la morte così, così da essere ucciso sul campo per lo stato. Poneva una demarcazione ai desideri non secondo il limite di Epicuro, ma in base alla propria sazietà (soddisfazione).
Egli aveva tuttavia la misura della salute: utilizzava determinate esercitazioni, per arrivare a cena assetato e affamato, un cibo tale, da essere sia molto dolce che questo stesso molto facile per la cottura, (utilizzava) il vino sia per il piacere che per non essere danneggiato. Utilizzava tutte quelle altre cose, sottratte le quali diceva che come Epicuro non capiva cosa fosse il bene. Era assente ogni dolore, che che se si fosse avvicinato, non l'avrebbe tollerato agilmente e tuttavia si serviva dei medici più che dei filosofi.
Aveva un colorito straordinario, una salute integra, una somma grazia, infine una vita ricca di varietà di ogni piacere.
(By Maria D. )
Versione tratta da Cicerone
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