Il canto del ciclope innamorato - versione di latino
nuovo tradurre dal latino pag 68 n 89
Leggiamo di Polifemo, dal poeta Ovio (egui fu un) cattivo Ciclope, innamorato ardentemente della ninfa Galatea, decantava la fanciulla con soavi parole:
«Tu sei, Galatea, più candida di una foglia di ligustro innevato, più rigogliosa dei prati, più nobile dell’alto ontano, più brillante del vetro, più allegra di un giovane aedo, più levigata delle (stesse) conchiglie (che vengono) continuamente levigate, sole d’inverno, più gradita dell’ombra estiva, più splendente del ghiaccio, più soave dell’uva matura, più delicata sia delle piume dei cigni sia del cagliato latte, più bella di un giardino irrigato». Però il Ciclope, poiché la ninfa rifiutava il suo amore, aggiunse siffattei parole:
«Ma tu sei anche più dura della vecchia quercia, più ingannevole delle onde, più insensibile del giovane salice, più statica di una roccia, più impetuosa di un fiume, più superba di un pavone, più accanita del fuoco, più spinosa del tribulo, più minacciosa di un orso, più orribile di un serpente irritato, e non solo spinto dal celebre verso del cervo, ma anche dai venti e dalla più sfuggente brezza alata!».
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